venerdì, 09
luglio 2010
Non ho nulla da premettere, solo che scriverò senza pensare: vorrei essere io.
(Ma forse dovrei dire dei
miei pretenziosi riferimenti a personaggi pirandelliani e al titolo, ma solo al
titolo, ''la vita istruzioni per l'uso'', di G. Perec.)
Ricordati di alternare i
colori quando riprendi a scrivere del tuo diario, o di annaffiare le piante,
che poi fa lo stesso. E mi raccomando gli errori, lasciali dove sono, se no
faccio fatica a trovarli, ora devo lasciarti, ciao.
Questo che mi dicono chiamarsi post, e che sotto
sotto, o almeno a latere, o larvatamente, preferirei si chiamasse postumo,
cominciava così, con una leggera pressione sul tasto delle maiuscole, affinché la lettera iniziale se ne avvantaggiasse in grandezza, o magnificenza, o
dimensione, del carattere.
Abbassate
il televisore, per favore; il volume, più precisamente.
Poi non dite che scrivo sciocchezze... siate precisi, le ho chiamate scemenze, è più adeguato.
Bene, è cominciato.
Poi non dite che scrivo sciocchezze... siate precisi, le ho chiamate scemenze, è più adeguato.
Bene, è cominciato.
Non mi resta che posare le mani sui tasti,
un'occhiata, una carezza, una strizzatina al mouse, e via, le parole verranno,
è il loro mestiere, oppure verranno gli spazi bianchi, anche loro tengono
famiglia, qualcosa devono tacere, o alterare, o equilibrare per guadagnarsi
l'abbrivio fino alla fine del rigo.
Diario, o post, o quel che è, cosa si vuole sapere,
chi è colui che digita o diteggia, o chi è costui che attratti, a tratti,
tratteggia... marketing dei pensieri, persuasori occulti, interessi
inconfessabili, mire infallibili, esoteriche risate... cos'è, cos'è, che sarà
mai?
Un
piccolo tamagochi, cos'è, l'orticello di facebook? Cos'è? Cosa c'entro? Cosa
centrano?
Di chi parli, innanzituttto... persona, personaggio?
Di chi parli, innanzituttto... persona, personaggio?
Non esisti che nelle tue beghe, non esisti in quanto
persona, sei puro ologramma, puoi diventare solo personaggio, e questa è la tua
epifania e la tua diafania... Assonanze, consonanze? No, troppo comodo... non
mi ingannerai più con i tuoi abbozzi di rima, con i suoni nascosti, solo
intravisti, come una musichetta inutile, ingentilita solo per penetrare meglio
nel cervello, se di questo si tratta, o nella memoria.
Ora sei qui, siamo tutti qui, e ti avverto... non
provarci coi tuoi personaggi, non provare a mostrarti in ogni istante sotto un
altro aspetto o un altro nome, solo per un ritocco, o un cambio di passo, o una
parola nuova, un tocco di lima, di raspa, di bulino...
Non provarci, a dire le tue frasi ad effetto, che la
tua incoerenza è la tua coerenza, che avvisavi da sempre, che de profundis
clamavi e nessuno ti voleva credere... perché infine ho deciso di crederti, ho
deciso di credere a voi tutti... sarò matto anch'io se tu lo sarai, sarò uomo
anch'io se tu lo sarai, e sarò donna, e sarò allegro, sarò violento, sarò
cattivo, e tenero, e amante, e triste, se tu lo sarai... sì, sarò quello che tu
sarai, tutti saremo ciò che tu sarai, proprio tutto, ma mai più la tua ombra.
La tua ombra... (3 ore dopo). Dove comincia la tua
ombra. Forse pensi che le ombre abbiano o possano avere la stessa età dei corpi
che le proiettano, ma credo che tu ti stia sbagliando, ogni ombra ha la stessa
età della luce, precede i corpi, le masse che si intromettono, che si
introducono, tra il buio e la luce: le ombre ti precedono, sono loro a
scegliere il momento in cui darti alla luce... le ombre sanno, tu, noi, no:
possiamo solo credere, e illuderci di sopraffare i silenzi con la ragione, i
silenzi, ciò che ci parla senza parole... anche questo, impossibile da
scegliere, o troppo arbitrario per essere vero, è un momento...
Scegli un momento a caso, uno che ricordi.
Sì, 1964, maggio, scelgo questo.
Sì, anch'io ricordo me, la marea terragna di aghi di
pino, la canea della gente che tenta di strappare una spiegazione, un seguito a
un ''cosa è stato?'', ''cosa è successo?'', ''parla, parla!'', e quelle urla di
tua madre, di nostra madre, le urla che seguivi nelle vene dei pini che
andavano ad inabissarsi, si facevano radici, tanta chioma tanta radice, e tu
immagini i tuoi stessi occhi che inseguono vorticosamente, dissennatamente,
prima le talpe dell'orto - ti domandi come facciano ad essere cieche, come
possano non vedere in tanta luce, come possiamo essere per loro solo ombre -,
poi radici, ti avvinghiano, ti avviluppano, sai che non puoi andare oltre e non
puoi risalire, è la parete esterna del pozzo, e tua madre che urla, e la gente
che urla, e noi che urliamo, e il treno -quello a vapore, quello che chiamavamo
il treno dell'acqua- che fischia, e l'uomo affacciato al muro di cinta, quello
che in paese portava gli annunci di morte, che dice 'se lo vuoi sapere è
morto', e tua madre, o mia madre, vestita a colori per l'ultima volta, che
passa davanti allo specchio dell'armadio, urlando, con in mano i capelli, una
gran parte, e tu che guardi, e cerchi di dire qualcosa come ''mamma'', sì, è
stato il treno, e vallo a sapere dove è Domodossola, lo sa solo papà, lui ha
fatto la guerra e ama la geografia, l'ha imparata alle scuole serali, dopo la
guerra. Andrà a Domodossola e poi a Verbania, per il processo, ti porterà in
regalo un modellino d'aereo, d'aereo civile, ricordo questo dettaglio, un
regalo, per la prima volta, quasi da parte dello zio morto.
Forse questo è stato il momento in cui l'ombra del
vento, per la mia parte almeno, ha scelto di farsi conoscere. Per questo penso
che posso chiamarlo ''momento''.
Ma non lo è. Lo so, un momento non si può isolare, un
momento è ciò che accade in ogni parte del mondo -mi concedo questa parola di
una vacuità estrema- moltiplicato per tutti gli esseri che lo abitano, prima e
dopo; così credo, e la mia integrità mentale non può certo giovarsene, neanche
ricorrendo a tutti gli ''anche se'' e gli ''e però'' che posso concedermi:
staccarsi dai convincimenti, bel problema... problema? e quale? siamo tanti, tanti
personaggi, la vergine di Norimberga si spalanca, sputa fuori la persona al
termine del dubbio, o della sofferenza, ne invita un'altra che dentro me stesso
già si stava ammalando, ne farà una persona nuova, un personaggio, è lui che ci
interessa, con la sua nuova maschera, con l'anima riciclata.
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