… si ritrovò a premere gli occhi contro il cuscino, quasi a voler
circoscrivere e trattenere la sua immagine, di lei che aveva confine entro i
suoi pensieri, non oltre, non altro… e gli sembrò di star trattenendo una
farfalla, con la delicatezza impostagli dalla fragilità delle ali, immaginò
qualcosa di farinoso al tatto, come se il colore di quelle ali, abbandonando la
propria sede, passasse attraverso le dita fino alla sua immaginazione, creando
un moto circolare tra pensieri, ali, dita… un sogno tattile, questo diventava
quel ricordo, quel sogno che voleva stringere negli occhi…
Le parole, lentamente,
cominciarono ad affiorare, sulle prime indistinte, suoni quasi casuali, poi,
con decisione cosciente, cominciarono a disporsi sempre più precise, riformando
e riproponendo bisbigli, sussurri, monosillabi, parole, frasi intere, quelle di
lei che la sua memoria da qualche parte aveva tenuto in serbo… una collezione
verbale si andava concretizzando sulle labbra di lui spinte contro il cuscino
per non ripeterle, le parole che egli aveva pronunciato, di rimando, quando
loro due si erano parlati…
Il suo corpo di ragazza, quasi
impenitente, si riproponeva accanto a quello dell’uomo che ora sentiva il
desiderio premere e quasi opprimerlo… nessuna stasi riusciva a placarlo, il
sonno estivo rimaneva distante, e i pensieri riuscirono infine ad affollarsi, a
sovrapporsi, ad inseguirlo, entrarono nei suoi occhi, nelle orecchie, bussarono
alle tempie, si impadronirono dei suoi movimenti, implacabili…
Quando riaprì gli
occhi si accorse che lei non si era mai mossa da lì, che gli era accanto, e che
ancora una volta il sogno aveva lottato con la realtà, e ne era riuscito sopraffatto…
L’aveva amata, si
erano amati, come sempre e ovunque fossero.
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