non più parole,
mi lasciano
per correre migliori acque
la navicella indegna
di tanta lena
le parole sanno il silenzio, le sole
e m'accora
vizioso il giro
del dire e non
perché si taccia eppur
si sappia
ad Erostrato bastava poco
una carezza
ed Efeso era salva, lui
contento e sgarbato
invece la sera
sdilinque di me nella sua lingua
adorante di palilalie
e paligrafie
oscene, sì, e alquanto
sfiorando
le grazie dei grafemi lancinanti
forse mi maledice
la sera di cui non temo
che i bagliori
e non più che un patema
di un buio dov'essere
dove, come un chiarore risplende
un incavo di tuba
risuona...
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