un'altra notte e un'altra addosso
mi si cuce a cascata precisa
col suo taglio di cimosa
combaciando con angoli
in similitudini
scure più o meno
ed ampie
ma dove svolta la notte e quando
sarà il tempo a farsi spazio
e crescere a somma
di tutti i luoghi e verticale
a dirlo
in un'altra notte
sotto un'altra volta
sarà il verbo degli occhi
quello che sgombra i cieli
e ricolora i passi, le anime, il vento.
mi si cuce a cascata precisa
col suo taglio di cimosa
combaciando con angoli
in similitudini
scure più o meno
ed ampie
ma dove svolta la notte e quando
sarà il tempo a farsi spazio
e crescere a somma
di tutti i luoghi e verticale
a dirlo
in un'altra notte
sotto un'altra volta
sarà il verbo degli occhi
quello che sgombra i cieli
e ricolora i passi, le anime, il vento.
Due notti – cosa siano le ‘notti’
dipende dal punto di osservazione – si sovrappongono, come un taglio preciso:
le cimose sono i bordi in tessuto, ma anche gli orli dei litorali… due notti
simili, come gli angoli, e più o meno scure, - questo dipende dalla notte -, e più o meno ampie, come quelle stesse
similitudini che alle notti si legano; fin qui la ricerca della perfetta
sovrapposizione delle ‘notti’, ma lo stacco, la svolta, il levarsi in verticale
di quelle notti congiunte, e quando il tempo riuscirà a trasformarsi in una
somma di tutti gli spazi orizzontali, questo lo dirà solo il verbo degli occhi
– cioè tutto quello che gli occhi
possono dire e vedere – ma in un’altra notte, in una nuova congiunzione, sotto
un’altra volta celeste, e in un altro tempo, quando la visione sarà più chiara
e sgombrerà i cieli, ridando colori ai passi – il da farsi –, alle anime – il
sentire, – e al vento – il cammino -.
Mah…
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