Andrea.
That's
enough: a chiare lettere, è abbastanza, già basta, è bastato,
null'altro occorre, il cerchio si è richiuso, freddamente,
semplicemente, senza ammissione di repliche né remissione di
peccati, il cerchio, con poca fantasia, poca immagine, si è richiuso
come un'onda al cui interno, non visto, Andrea è tornato Andrea e le
cose cose, e ciò che già era stato, stato...
Come nelle
grammatiche più elementari: picture one is a girl, picture two is a
pencil, picture three is a dog... susseguendosi i riquadri, davanti
ad un riquadro innumerato Andrea crede di doversi fermare: questo
sono io! Bene, questo sono io, come illustrato in figura ics o tot:
Andrea, 'Sorrow' per gli amici, 'Sorrow', disgrazia, mi pare, per gli
amici, quelli di un tempo, tratto da una collezione di fumetti che
neanche per mera curiosità ho sfogliato o indagato: mi chiamavano
così, e non ho mai saputo se era per una qualche somiglianza fisica
o, per così dire, morale, con il personaggio dei fumetti... forse
oggi mi piacerebbe saperlo, ma è passato senz'altro troppo tempo
perché qualcuno dei miei amici possa ricordare l'origine, il motivo,
di quell'appellativo... o forse sono passate troppe conoscenze
successive a quegli amici per poter recuperare quell'angolino di
memoria.
E' passato tanto
tempo, in effetti, in maniera quasi inspiega-bile ed in maniera che
toglie ogni reale volontà di voltarsi indietro: quasi un baratro,
troppo, per un semplice desiderio di ripercorrere vicende ormai
destinate alla dimenticanza... vera-mente troppo, per non scivolare
nel ridicolo: 'pensi ancora a queste cose?' 'come fai a ricordarlo?',
cosi mi direbbero... e poi trovare qualcuno ancora disposto a parlare
di ciò che è stato...
No, decisamente, è
da evitare in ogni modo: no e poi no! Quell'aria tra il compreso e il
sorpreso, quell'interesse sbiadito di un improbabile interlocutore,
no, no e basta. E' da soli che bisogna ricordare, ed aventualmente
scadere, si tratti di elegia, nostalgia, rammarico, rimpianto o quel
che sia: di tanta umanità ricordare, già... Inderogabile, a volte,
la coazione a situarsi nella bolla o nella nicchia ricavata nel
tempo, perché è così, è anche, semplicemente, così, dover
ricordare, ricreare.
Tantopiù che da
sempre lo aveva creduto, che ricordare non vuol dire per forza né
sempre distruggere o annullare il presen-te o averne paura: no,
ricordare può essere tutt'altra cosa e tutt'altro impegno: ricreare,
far vivere o rivivere, situarsi nella bolla fragile, nella nicchia
attaccata dall'erosione, però, però muoversi anche, solidarmente
con essa nicchia all'interno di uno spazio e di un tempo, preservare
e conservare, protrarre: qualcosa come dire che ciò che si ricorda
non è poi stato così vano...
Risultato?
...Risultato
era che, chi più chi meno, tutti o quasi lo consideravano un povero
illuso, un autore di piagnistei in terza rima per eccellenza o
antonomasia, che non fa più 'chic', ma quasi, o comunque è utile
per le parole crociate...
Andrea, pure,
qualche volta simpatico o 'di compagnia', utilizzabile alla bisogna
per intrattenimenti o uscite fuori porta, Andrea tuttavia
sopportabile o non: dipende dal di lui stato d'animo, forse - o non
già - da quello dei suoi compagni: chissà perché... Chissà
veramente chi tira quella riga sottile al di qua o al di là della
quale si è inclusi o esclusi da quello che si può chiamare
semplicemente 'giro' poiché, in vero, di giro e giravolta si tratta:
di amicizie, conoscenze, ambiti... e quale somma grazia essere
ammessi, o diversamente smessi!
...Ineffabile il
cadere in disgrazia o l'entrare nelle grazie... ad Andrea,
francamente, sembrava poco serio, probante, merito-rio, qualificante,
tutto questo... Fortuna, 'fortuna, a fortuna ciecata', come soleva
ripetere: il caso, essere in un dato luogo, in una data posizione,
per caso, solo per caso: non c'è molto altro da aggiungere o
sbandierare.
Anche se poi
aggiungeva un 'forse' sospensivo, di rigore: ed in fondo proprio di
un forse si trattava, anche per lui che da quelle considerazioni era
probabilmente niente più che colpito in maniera eccessiva... Uno
scompenso, ecco, forse si trattava di uno scompenso e nulla più, per
il quale mostrare l'euforia o le ferite del momento, di ogni momento:
il che é, sinceramente, troppo, per un qualsivoglia compagno od
interlocutore, anche il più disponibile... Bah!.. (Proprio così:
Bah!...)
Oggi ho incontrato
questo Andrea di cui parlo con una insofferenza che già, latente
dentro di me, si lascia ormai intravvedere: l'ho incontrato ed ho
taciuto perché mi è bastato un solo istante per capire che era
stato lui ad avermi cercato, che l'incontro non era poi occasionale e
non c'era quindi nulla di cui meravigliarsi: l'ho incontrato
appoggiato ad una colonna, vicino alla fermata degli autobus (è
ammissibile, no ?!), l'ho osservato per quel famoso istante ed aveva
una faccia indicibilmente scura: lui non parla ed io non parlo,
continuano a passare degli autobus, già, molti ne sono passati (non
verrebbe spontaneo dire che 'già molti ne abbiamo persi'?), ed ogni
autobus ripartendo solleva la stessa nuvoletta di polvere, quasi
stizzito...
Glielo chiedo con
gli occhi, ad Andrea, se era questa la bolla di sapone o la nicchia
ulcerosa ricavata col tempo e nel tempo, e taccio, taccio perché mi
sembra fuori luogo questa fermata che sa di attesa troppo lunga e di
orari sbagliati, anche se gli voglio bene e non lo lascio qui da
solo.
1.5.89
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