lunedì 31 marzo 2014

Milagro

Milagro,
verdad, mirar en tu mirada
miracolo,
davvero, guardare nel tuo sguardo
e negli occhi vedere occhi
e saperli così
ai tuoi uguali
nello specchiarsi
di ricordi e pensieri
e questa è forse la tua, di eco
o più forte, chissà, a diffondersi
con forza di riverbero
è il rimbalzo del suono
o la luce che impazza

ti fermi e raccogli
il tuo dire in una crocchia di risa
sanno della tua freschezza
e di lontani sussurri
quando il desiderio è murmure
d'acque che confonde discesa e risalita
e nell'arco d'un gemito premi
sul mio sterno antico
entonces, yo sé tus manos
allora so le tue mani
e l'impronta delle dita
il loro eterno risiedere
dove precisa l'ombra contorna il luogo
di te tra i fianchi.

notte non sarà, intera

notte non sarà, intera
finché lune segneranno a confine
e tu avrai luogo, gialla e imponente
alta sugli steli aguzzi della terra
un tempo di quiete verrà
e trovarti sarà antico come una scoperta
che il tempo rilasciava a stento

anche dove sembrano finire le speranze
ti sento, e più di un canto
è il tuo silenzio, umano
vi troverò il tuo sorriso, quello che sostiene i venti
e dove si alzerà, lì attendo
come un bordo di bicchiere avido del tuo stelo...

Una città regge il cuore



Una città regge il cuore
Coi suoi fili colorati di notte
I suoi filtri di ottiche
Le luci a mille
E i silenzi inoltrati per ànditi
E viali intemerati
E foglie di suoli
Lucenti come riverberi
Di luci
Di suoni
Di notti

Una città serra il cuore
Con le sue distanze
E le rotte che accanite
Puntano verso un luogo
Uno solo
Il più raro
Quello dove tu ti trovi

Come una città è il mio cuore
E i pensieri di te
Convulsi come i quartieri degli angiporti
E quieti
Quando a sera
Le bitte accolgono il fasciame color di te
Che torni
E con le tue labbra mi abiti

Allora sì
La mia città è una sola
Quella che popola il tuo cuore.

venerdì 28 marzo 2014

mi fermerò ad aspettarti

mi fermerò ad aspettarti
scivolare nella notte
sicura
sarai tu nel tramonto il ricamo designato
a margine
in un cielo quasi laterale
dove la mano e il mento non hanno fretta
né forse tempo
di questo
solo gli occhi voglio dirti
della sera e del peso di averti
quasi offerta
ora che acclive è il passo
e i sipari s'avanzano
da dietro le quinte
disarmando

poi
poi ci saranno parole 
nel segreto dei nostri vocabolari 
comuni, casuali 
parole che diranno poco  di noi
e del loro mondo 
quasi silenziose di presenze
parole che depositeremo 
con cautela, gelosamente 
parole che parleranno forse solo 
a chi ha intessuto con interstizi di luce 
i nostri amori 
soli di noi
soli
e parole che non sapranno dire d'altro 
che di cose banali 
o incoffessabili 
parole di cose che pensi 
mentre fai le cose di quest'altra vita 
parole senza importanza 
parole in attesa che finisca il nostro bacio
e che ci parli il tempo.

giovedì 27 marzo 2014

Come echi o riverberi

Come echi o riverberi
Speculari pensieri
Assidui fili e piogge
Confondono gore
E rogge
E' quel che posso
Una carezza nel tuo risveglio
E nel tuo giorno, taciuto
Un petalo amico tra le pagine
O complice, in un risvolto
Dove e quando mi sai
Tu leggermi, dentro.

martedì 25 marzo 2014

e rimango a pensare

e rimango a pensare
con gli occhi in un sole
di fragili raggi occiduo
lungo la via del ritorno
ne comparo la carezza
e nel tatto risento
le labbra che insistono
tra la pelle e i tuoi occhi


ed è un tramonto
ma sa di miracolo
perché dentro si porta
intatto, il nostro giorno...

lunedì 24 marzo 2014

Sogno un paese dove comincia il cielo.



Sogno un paese dove comincia il cielo
Un computo esatto di nubi
E piogge che persistono
Ma lente, indivisibili nei fili
E spere di sole incancellabili, filtri
E visi dagli occhi liberi
È una linea inesatta, poco altro
A rimarcare povera e folle la mia felicità
Di un attimo di un’ora
D’un tempo ormai esatto
nel luogo di un sorriso, d’un volto, d’una intesa
una stretta di mano che completi
Per sempre, per la vita che non si è arresa…

In un paese così io vivo
- non saprei dirti quale -
lì ho tutto quello che manca
in punta di piedi
e da lì tutto osservo ciò che trapassa
nei miei giorni da allodola
senza toccare terra
per quanto mai possa.

Lo so, domani non sarà mai domani.

domenica 23 marzo 2014

non ho più parole



non ho più parole
qualche abbozzo
rimane
come estraneo
di desinenze
di un sentire
quasi a segnale
di altre prosecuzioni
ma indefinite
di strada in strada
un avvio, forse, e labile
ché la via, oh, la via…
le vie crescono sui muri
come le impronte delle mani si attaccano
alle pareti in difesa
e c’è uno stacco, sempre
tra l’assiduo legarsi
e il sostegno
in verticale, un dissenso
un ristare
una assenza

i muri non fanno parola

Cazzata documentale n°15 (SUD )

  Perché annoto qui questa 'cazzata numerata' (quel numero 15 la fa rientrare nel novero di altre sciocchezze)? Perché ho lasciato che sopravvivessero 'cose' come quella che segue? Non lo so... forse per avere ricordo di me, negli anni, o mettere insieme pietruzze di una storia mia personale, con la esse minuscola. 
   La scritta di cartone la leggevo spesso, sulle scatole di banane, dal fruttivendolo davanti al quale passavo per andare a scuola, sulla immancabile via Roma, che, tanto per non smentirsi, è la via principale anche del mio paese.
   Il seguito non è, comunque, un piagnisteo sul meridione e sullo 'straviamento', cioè il vivere lontano da casa: ho chiara ed effettuale coscienza della mia rinuncia a qualsiasi forma di nostalgia; vi è un accenno alla storia della Calabria, con la sua decadenza, che coincise, in gran parte, con la crisi dell'industria della seta, eccetera eccetera. Forse oggi mi sento un po' eccetera... e così via. 
   Cazzata documentale numero 15. 
15 (SUD )
Mi rimane
impressa
una scritta oramai di cartone:
product of Ghana.

Si accende negli occhi
come un riverbero di sera
che mi risale
da gole serrate e porte
sdrucite nella memoria.

Sa di magazzinaggi e juta
la mia memoria.

E’ qualcosa di simile a un Sud
più in ritardo, più lontano
di corpi ed alberi
i semprearsi.

Esulo ancora, retrò
cedo
all’oleografia, alla condanna:
esisteranno
meridionali immaginari
incanalati verso il silenzio
senza un pane che non sia
il viatico inoffensivo di un mito...

O siamo un altro popolo verso la dissoluzione
noi mai chiamati popolo meridionale
noi gli italiani a forza
sdrucciolevoli
labili
bacati.

Poi che così era deciso:
che fossimo bruchi incapaci
di crescere
avere ali
gemmare.
Coi nostri inutili gelsi.
Menzogna.
Non c’era industria per i gelsi.

Siamo rimasti maschere
così
un po’ apotropaiche crisalidi stanziali.
1989.

Ti porto nel paese dove comincia il cielo



Ti porto nel paese dove comincia il cielo
Sui piccoli cirri dove si vede in lontananza
Il giorno Tu non raccogliere
Subito Le piante amare del ritorno
Segna il cammino e non piegarti alle insidie
La strada che vorrai, in qualche modo
Si indovina E’ agile, come i tuoi pensieri
Che già sanno di colline e strade
Verso i cieli trapuntati a fiori
Dove si dipanano, e i colori
E in lontananza il mare
A tingere di noi i pensieri

Domani ti porto in un luogo ovunque
Dove non ci sarà nulla che tu non voglia
Neanche le mani
i fianchi
il disparire di una lacrima o di una foglia.

Domani è sempre.

sabato 22 marzo 2014

E farsi forza, come se fosse la mano a sostenere il muro.



E farsi forza, come se fosse la mano a sostenere il muro.

I rami brevi del limone chiedono altro cielo
Non sapevano dell’inverno prossimo
E dell’odore sorprendente
Come di scorza viva
e dei semi che si accanivano
Né del fumo
Né del camino
Il limone poggia le ore contro il muro
E conta di verde sempre e d’intonaco
Marciranno insieme
O voleranno via
Come foglie di calcina
Il muro il limone la mano
E tutto quanto posava
Contro il muro di casa
Un manubrio di bici vecchia
Un manico di scopa
L’acqua marcia nel secchio.

Ci vuole tutta la  sera del mondo
Anche per la più piccola fine
Ma breve, senza stridori né frenuli
Come in una lingua cheta
E nulla che si ridìca
Di quel piccolo mondo
Di quegli interminati muri.




due parole non è come pensarti

due parole non è come pensarti
e quest'uggia che si fa largo
dirama una malinconia di sé
che annotta, dentro
come il rovescio del fogliame
inumidendo a terra

in punta di piedi smuovo
a stento
questa stasi
questo sopore vegetale
che sono
a volte
i pensieri

due parole non è come trovarti
e ti nascondo
dentro
in un luogo che sogno
abitato da cieli
e suoli sospesi

è solo un velo, ai più un'ubbia
la malinconia
ma tinge
come una smania dentro
di due parole, ancora.

venerdì 21 marzo 2014

ma domani torna il freddo e la pioggia

ma domani torna il freddo e la pioggia
e tutto il tempo si chiamerà così, domani
ma non importa
rimani così, primavera
come solo ti chiamo
coi tuoi baci a fiori
e le labbra impareggiabili
a mordere
questo sole strenuo
ché si attardi
ché tra le tue dita rimanga
come uno spiraglio
o un linimento
qualcosa di caldo
un antidoto
contro tutti i domani
quelli che si ostineranno
a intridere di freddo
questa tua stagione che si ricama
improvvisa tra i rami e i sorrisi
perché così tu sei
come l'immagine della primavera
il suo soffio, il suo richiamo

e allora mi domando se questa è la primavera
questo soffio gentile, come di velo
che sembra il tuo bacio
e lo è...

vorrei che fosse poesia vera

vorrei che fosse poesia vera
che dicesse di te
ma le mani mi guardano
dal vuoto degli incàvi
dove a volte hai riso
ed altre,
pianto
... e allora la linea di vivere si spaèsa
le dita senza un filo si richiudono,
mute su se stesse
senza nulla da ridire

così mi manchi
e vorrei che fosse poesia, davvero
un pensiero bello nella tua sera.

giovedì 20 marzo 2014

Sombras, ombre.


   Stamattina mi hanno fatto visita queste parole: si sono lasciate catturare senza opporre resistenza... In vero sarei dovuto essere io il resistente: perlomeno al rischio di apparire ridicolo o troppo dilettantesco, dal momento che ormai della mia lingua similcastigliana ricordo poco o nulla... mettiamola sul naif, o nature, per così dire. Ma forse anche questo fa parte del mio delirare dalla norma. Del resto, non ho mai preso troppo sul serio, ancorché me stesso o la poesia, coloro che si professano poeti: la poesia è libertà, anche quando è costretta nella rima o dai metri, ma lì il discorso si complica e si rende necessaria una preparazione che non possiedo: unicuique suum, mi verrebbe da dire, anche se a guardarmi intorno mi sento sconsolato. Per quanti credono che la poesia possa essere insegnata o appresa: essa da sé si dispiega, altro che sciocchezze del genere la poesia moderna rifugge dai troppi aggettivi o dalle virgole: ma chi le dice queste sciocchezze? Sciocchezze appunto, da camarille o consorterie, da riunioni sediziose e sedicenti. La poesia non necessita di bocche, neanche di dita, a volte si concede e ancora più spesso si concede a chi non sa ridirla, solo che ad altri basta una infarinatura su assonanze od onomatopee per credere di essere i depositari di tanta grazia e di essere chiamati a riprodurla: illusi! Meglio essere come un fiore e non saperlo dire...
   Se si cerca lo scritto originale de 'L'infinito' si nota che in esso vi è una sola cancellatura, una linea umanamente tirata su una parola da sostituire: quella poesia, quella poesia che sfiora l'apice di questa arte, si è 'data' a Leopardi con somma semplicità, come quando Dante usa, per uno dei suoi versi più famosi, delle parole assolutamente ordinarie, che chiunque avrebbe potuto usare, senza neanche farci caso: e caddi come corpo morto cade... scommettiamo che molti insegnanti sottolineerebbero col matitone rossoblu una frase del genere? E scommettiamo che osannerebbero qualcosa come la 'Camera da letto' di Bertolucci (ma quale poema...) o tante poesie illeggibili di tanti moderni che vanno a capo modo hic modo illuc? Ma poi, che c'entro io con queste 'cose'? Mah!
   Ad ogni modo, ecco le parole.

Todavía nos guían
los muertos por debajo mirándonos
los que unen por rayos invisibles
a caso místicos, andénes y zaguanes

A escondidas aparecen
sus ojos en el marco de las puertas
y los dedos presionando pieles de marfil
y caras, blancas
plumas pesadas en la espuma adonde
más está la mar doblando escombros
y esquinas

Sólo quedan, muros hundidos
en la arena las palabras
las que solas guían nosotros
en el desierto de las sombras.

Ancora ci guidano
i morti osservandoci dal basso
unendo con raggi invisibili
forse mistici, marciapiedi e atrii

Di nascosto appaiono
gli occhi nel vano delle porte
e le dita premendo su pelli d'avorio
e volti, bianchi
piume pesanti sulla schiuma dove
ancora più il mare doppia rottami
e angoli

Solo rimangono
muri profondi
nella sabbia le parole
quelle che sole ci guidano
nel deserto delle ombre.

5.5.2012

mercoledì 19 marzo 2014

Ed ora che non ci sei (guardando il cielo, con mio padre)


Ed ora che non ci sei
non cadono più
piccole stelle
solo rimangono
tremuli alle rotte
aerei appesi
che i venti portano
dalla Grecia in alta quota
Tu li seguivi con lo sguardo
e indovinavi l'ora
è un po' in ritardo, dicevi
questo viene da Atene
l'altro torna da Roma
qui, nella nostra grecità segreta
di stelle che ti guardano negli occhi
Poi tiravi una riga sulla storia
chiudi tu la porta, dicevi
io vado a dormire
e passandomi accanto
so che mi sfioravi.

18 luglio 2008

Altre sere si confronteranno



Altre sere si confronteranno
E seguiranno ai giorni
Cadranno prima delle notti
E sul finire delle attese
Si faranno avanti come sanno
I ricordi e il desiderio
Si parleranno i cuori
Stretti nelle loro cucce
E saranno parole casuali
E senza fine
Attuali
Parleranno dei miei giorni nei tuoi
Così profondamente avvinti
E delle mani che non si allontanavano
Del freddo che smetteva
E dell’ora che si faceva attenta al tempo
Ah, il tempo, il tempo…
Non avremmo mai smesso
Saremmo diventati bianchi
O come le lenzuola
Sudari a ore
E strumenti interminati d’amore

Ci saremmo posati
Come le foglie dei platani
A prendere respiro
lente di là dall’inferriata
e tra i rami
stormenti, quasi amicali
contro i vetri disegno
due labbra e le dita.

conoscere per mano

conoscere per mano
la cavità e gli alveoli
il dolore recondito e la persistenza
del fiore, la polvere
profonda e secca alla vista
asciutta,
come una ridondanza
doppia l'attrito insapore di granuli
la gola: s'apre e ingerisce
speranze che azzurra dentro,
ché taciuta è la voglia della ripartenza



solo un filo si è piegato
di voce
da non dare a vedere
da non spartire né udire
un filo di voce che rientra
come una lama di luce
nel suo  luogo inconcluso
tra la soglia e i battenti



ma ora
ma ora le dita
sapienti giocano
ché da tempo attendevano
il tempo e il luogo
di una ricomposizione
da sé riprende l'ordito
e il ragno si spaèsa
o quasi indifferente
figlio del tempo e d'angoli
in alto si rialloca



ogni via ho trascorso
nelle due dita che rassettano
silenziose sogni nel nero dei cassetti



provo a spiegarla
una gioia ineffabile
a fiori
come uno scialle o una tovaglia
carica di promesse
ai margini dei rovi
un gioco di ragazzi



ne rimangono risa
e graffi da dimenticare
minimi depositi, infinitesimali
già esigono a qualifica di essere ricordi



ma allora
ma allora conoscere per mano
e a ritroso percorrere
lo svanire delle attese
sapere che non serve
a dare corpo all'ombra
nascondere il sapore d'oggi
nella nostalgia di un altro tempo
...
il ragno in alto scuote la tela
è una lenzuolata fredda
concentrica
un po' ipnotica
o sono solo        gli occhi
a divagare in una danza
immobili.

martedì 18 marzo 2014

un vicolo muto

un vicolo muto
dove s'incardina una rondine
con l'amaro in bocca
un sapore di strada bianca
- la scena -

ci sono tempi che dolente
è l'arrivo delle rondini
e si tace di loro le strie di cielo

non è luogo del dare
non ora
e le mani ritratte prendono
come un nodo o un dolore
ma esatto
tra il mento basso e la gola

ho scavato nel cielo e le rondini
volano
ancora
incoscienti
io credo le attiri un abisso
ma azzurro
forse un coccio di cielo
che le accolga o ferisca
ma bene
amandole sempre
come se a primavera

non saprebbero dire le rondini
la via e non serve aspettarle
se arrivano
o tardano
e solo le ali mi incantano

volo
anch'io
come una rondine, forse
o come quelli che tornano
o vanno
e non sanno
l'azzurro
non sanno
la via
come quando sono
dove tu non sei
dove non è cielo...

lunedì 17 marzo 2014

Grazie per le parole.

Grazie per le parole
trattenute
e per la sera che muore d'agosto
per il cielo che tocco e per il vento
che rovista
il tuo animo di donna sola
e con forza ti dice
che a guardare la stessa luna
non si è mai soli
né abbastanza lontani.

Grazie per il cielo
per la coperta che non hai tirato
sulle stelle
grazie perché sei donna
e pure avevi voce
quasi ancora di bambina
nel tuo sonno tiepido
ad un tavolo di cucina.

Grazie perché dici
non ho mai dimenticato
e grazie per i grazie,
neanch'io ti ho mai scordata.

Oggi che non so come
solo ora dici
ci sei sempre stato
come una grazia
come un cielo
come un ciao
o un tesoro nascosto
da piccola in mano:
non credo in un altro dio
né a questo che già non basta.

Vorrei dire così sia.
Vorrei dire
perdona
amare non è l'ultima visione
quella che nell'arco della notte serra gli occhi
no
amare è il giorno
è il primo volto
quello che t'accoglie
ché altro è l'ossessione
altro è dalla notte che trascorre

questo è mani
è sangue
è occhio illune
è rivo acclive
è canto muto
questo è altro d'amore
è camminarsi accanto nello stesso greto
è giorni contromano
è quello che sarà
è amare
il nulla che non muta
è nuova ossessione
a te
sconosciuta, silenziosa
come la mano appena mossa
lieve
perduta in un saluto.

Grazie per i cieli
allora
e per i puntaspilli che li affiggevano
loro sì
trascolorando a notte.

domenica 16 marzo 2014

Mateo E. Loma, carta de amor de una gota. (lettera d'amore di una goccia al suo grembo)



…ma ora tu dormi e il mio destino è quello di una goccia che dispera della solitudine, una goccia nel tuo grembo, al tuo labbro, nelle tue mani... la goccia che all'insaputa di tutti, anche tua, reggevi, e che oggi avverti e stranita vorresti che mai si asciugasse... la goccia è scivolata nella tua vita, a cercarti; a volte vorresti esserle indifferente, ascoltarla come una domanda qualunque, accoglierla quasi con distacco, con una distanza che ti faccia sentire più forte... ma questa notte la goccia è tornata, e ad occhi chiusi ha reclamato il suo posto, il suo luogo dei giochi abbandonati... nella tua casa assolata, la ragazza e la goccia hanno giocato, fino a crollare dal sonno, stremate... ed ora nella notte penso al tuo sonno, e solo, protetto dalla lontananza, accenno un ritmo, poche parole timide, sussurrate in penombra... addormentarti mi incanta, perché ogni volta è una breve lotta, un intrecciarsi di braccia e gambe, fino a quando il tuo corpo diventa quello che riposa sul mio braccio disteso e il tuo volto è un'impronta leggera tra il mio petto ed il collo... tu ora dormi, e ti so accanto... e quale dolcezza in quelle tue parole sussurrate appena, quasi a difenderle dall'assedio dell'udito del mondo...
Si va facendo giorno, amore mio... e sarà più forte di te cercare di trovare una giustificazione a questa nostra condizione: forse non ce ne sono... forse è questo nostro un amore inspiegabile, ma che sa dispiegarsi a dispetto di tutto e di tutti... al di là delle convenienze e delle convenzioni... forse si alimenta solo di se stesso, di noi... e non temere, angelo mio, lo so che non mi chiami per fare l'amore, ma affinché le nostre parole si amino... non occorre che ci cerchiamo: voglio essere la goccia, e tu l'amore dove essa si sostanzia... buongiorno amore mio, qualunque cosa tu voglia o decida...
ti bacio

sabato 15 marzo 2014

Erótica, 3, T. H. y Garay.

gracias por tu boca
por tus labios
las sienes
los muslos
y por tu cara y su primera vez
poniendose colorada
gracias por tu amor
por los silencios y por la música
la que nunca acaba
gracias por la gracia que me diste
cuando de hombros te encogiste
en la tarde tendida
cuando tu nombre llegó al oído
estallando en mi vida

gracias por tus palabras
y por lo dulce de cada caricia

grazie per la completezza delle ore
e per le tue ali di farfalla
di quando posi sulla mia spalla
e sei pronta e di nuovo in volo...

grazie per la vita che esplode
e per il fiore aperto
nel grembo acceso della primavera...

Erótica, 2, Tulio Herrera y Garay.



Es tu sexo
È dentro te
Questa sensazione di muschio
E di occhi che si inumidiscono
E di labbra teneramente schiuse
Nella cautela di suggere
Ora che sono ape
E del tuo fiore
Tumida è la corolla
****
Sto per chiamarti fiore
Per il tuo odore
Per le tue braccia roride di stelo
***
Preme il tuo grembo e piena
L’immagine cresce
Di te in questa stanza
Dove risalgono insinuanti le carezze
In su verso il ventre teso
E più oltre il viso
E le dita, indecise
Se attirarmi ai seni
O lasciare che il piacere si protragga
Ancora, nel tuo gemito
Che si fa urgente e passa
come un brivido irresistente
e lento, al centro delle spalle.
***
Hai occhi di lepre e nel giorno che fugge
solo rimedio alla meraviglia
un silenzio ci ovatta, raro
in un tempo che chiude
a labbra strette l’avvincersi dei sogni.
***
Le tempie accoste sul cuscino lo sanno
il piacere che esigi esatto
sillabandolo in dosi
con labbra bagnate
e fianchi dalle cadenze nette.

venerdì 14 marzo 2014

Sera come non mai, e da sempre



Sera di sempre e di come non mai
Due gocce di silenzi sulla tavola
E libri aperti sulla pagina fine
Ore che inseguono il dondolio del tempo
Lente per farsi dolenzia e compagnia
Malevola di assenze
Sera come non mai, e da sempre
Di lune indecise ed ombre
Di parole che si spengono lontane
Perdendosi di mano in mano
E cose che si muovono così
Senza neppure un nome
O un rifugio nel fogliame

Sera che porta via parole
Sera incapace di sogni
Sera senza notte
E senza sonno

Sera, come una condanna
Ma da vivere
Giorno per giorno
Finché ritorni.

giovedì 13 marzo 2014

certe sillabe a fiori scandite

certe sillabe a fiori scandite
nella sera che incede
sembrano tocchi leggeri
come di dita che posano
sulla pelle con cautela
solo in apparenza formano parole
dietro
è il cuore che preme
in ognuna di quelle sillabe a sera
con la stessa forza del petalo
alto sullo stelo...

Notte muta



Notte muta
Di vuoti ripetuti
E tocchi
Orari di cadenze
Le ferite non hanno più un senso
Bastava attendere
E sarebbero passate
Con un cenno

Anche un sorriso a mezzo
Bastava forse
E rimanere attenti
Con il naso in alto
Ad annusare il tempo

Ma poi finisce
Neanche la notte è per sempre
E tu ricominci
Nella tua luce
Alta sopra la sete e i pozzi
Finché avrò lune
E lume
Finché ai tuoi fianchi
Sarò leggero
Come un pensiero di vento
A modellare dune...

senti il vento

senti il vento 
ricorda polvere, 
a levarsi negli spazi stretti 
tra il fastidio e il solletico 
passa per gli occhi 
rivolta foglie 
cede all'azzurro 
mitiga contorni 
e lentamente ti prende 
alle mani 
e si fa amico 
anche questo è il vento 
sapere dove posi 
dove vanno le tue dita 
i tuoi sguardi 
ed esserci 
dove posso aspettarti 
tra polvere e interstizi.

martedì 11 marzo 2014

Erotica, Tulio Herrera y Garay.




E ora nel tuo corpo
dove ho vissuto
il battito del tempo e del cuore
Rimane profondamente confitta
quella parte di me
che voleva sorridere
E chiamarti mare
E dirti sole
E farsi nuvola involandosi
Alta sui lini che sanno di te
Molto oltre le grinze
Dove gli umori
Disegnano gemiti a fiori

Mi volto ancora
Con quella malinconia tenace
come di salmastro sopra i muri
e valuto geometrie scomposte
di sedie tavoli abiti capovolti,
e bottiglie d’acqua
ormai calda a guardia dell’entrata

sono accoglienti questi posti
non hanno pretese
- ti senti serena -
e trasmettono un calore
che è strano, a quest’ora

non ci sono i rumori del mattino
e sento quasi il tuo cuore e l’aprirsi dei fiori
e le foglie di platano riprendere vigore

ogni tuo gesto ogni tua parola
abitano un punto esatto di questa stanza
hanno una corrispondenza di luogo e moto
e se fosse un gioco,
se fosse,
lo faremmo così
segnando i punti nell’aria
…………………….

di spalle
il tempo cambia colore
disegno su di te le mie mani
mentre cerco i tuoi occhi
e il tuo corpo si tende
si rilasserà
lo so dalla tua pelle
che è calda
e si fa velo, di umori
e quiete, di velluti

ora sei come le mie dita
bianca ed ovunque

così
molto oltre
ti incontro

…………………..







lunedì 10 marzo 2014

In questo spazio che rimane

In questo spazio che rimane
da qui a fine rigo
poi di nuovo vuoto
e di nuovo uomo
con l'anima in spalle
e in mano le scarpe
ché non si senta altro
che il silenzio
né il mio luogo ulteriore
dove posso pensare
e di tutte le parole non dette
scandire i tempi
esattamente qui
tra le tempie e le dita
quelle che mi sorreggono da sempre
dove è qualcosa che mi sfugge e duole
come una piega nella primavera
o un taglio che attraversa il farsi della sera.
Ci saranno nuove stagioni
certo
e dolenzie in divenire antiche,
quando sono un uomo
che anche di sé ride...

domenica 9 marzo 2014

è dove trovarti (trad.)

è dove trovarti
che m'incontro di cielo
e speculare il mare contieni
tu
e nella stessa linea colori
d'azzurro l'aria
di aria il mare
di mare il giorno
di giorno gli occhi
ed io non so
quanto dista la notte
se mai ci fu
o se è solo questo colore
a volte assiduo ed altre assurdo
ma che sento, linea che sottendi
come un segreto che si fa orizzonte
dove si continuano
il cielo il mare, i tuoi occhi

oggi è nato un nuovo giorno
dalle tue mani pronte
a chiudere i cancelli
ché non ci abbia la notte
coi suoi neri processi
di nubi e trenodie di domande

tu ne quaesieris...

come sarà oggi il tuo corpo (trad.)

come sarà oggi il tuo corpo
quello dove poso gli occhi 
quello dove pulsa il tuo cuore 
vorrei dirti rubando persino a dio le parole 
che non avrai altre mani 
che le mie su quel tuo petto 
né altri baci che i miei ad imbandire le tue labbra
ho sentito il tuo corpo 
ed è caldo ancora 
come il pane che esitando rilascia il meglio di sé 
prima che il freddo lo abbia 
ho sentito il tuo cuore 
ed era animale 
pulsava mai domo nel fogliame 
e ho sentito il tuo passo così lieve, 
così foglia che lo intercetta il cielo.

sabato 8 marzo 2014

L’anima la più grande



L’anima la più grande
la racchiude il palmo di una mano
sola
quando le dita raccontano
e bianche di offerte
in cambio di nulla
ti doni
come le anime e le mani,
le più chiare, fanno
e forse ti basta
in quell’attimo
un sentire
solo un sentire,
l’umano,
che nulla tolga o allontani
ché ti protegge, quel velo
sul cuore, sugli occhi, alle mani

e non passa un attimo.



es. d'am. 2; buongiorno ai silenzi

buongiorno ai silenzi
a quelli andati
a quelli che verranno poi
dove m'incontro nel tuo sorriso
con la mia richiesta di perdono
interna alle favole ai sogni
alle tue labbra così gentili
che a baciarle mi sembra di vederti l'anima

buongiorno come se nulla fosse
buongiorno come una nuvola o un vestito
come qualcosa che ti avvolga addosso
seppure a strati, buongiorno
come di sempre
come di un petalo tra le righe
con il suo stame di malinconie
con il suo stelo memore di allegrie
con le sue primavere di follie
buongiorno anima mia...

es. d'am., 1; 'ed ovunque disegni'

ed ovunque disegni
di nevi sabbie nubi labili
le tue labbra appaiono
e si coronano
come di delicate spume e candide
come le carte
dove traccio in punta di nero
il tuo profilo
fino a fondo
fino a un luogo d'angeli che mi sfugge e attira
ed urge
e si fa ritorno
prepotente, di te, delle gocce che raccolgo
di acqua che si fa lustrale

le trasformo in grani
ché ti bagni il mio rosario
e nelle tue armonie
aspetto in tacita preghiera
che affiori
tu nel tuo guizzo secco di sirena

come in un disegno, ti amo...

venerdì 7 marzo 2014

Fiori di primavere difficili



Fiori di primavere difficili
A riempire i vuoti
Sono urgenti cautele
E rapidi s’avvinghiano agli steli
Sono i sogni assetati e tumidi
Sono i sensi in attesa

Mi trapassa un tepore pauroso
Un’aria che solleva polvere
E diventa peso che si trascina nella gola

Anche per vivere sarebbe un bellissimo giorno
Anche a smettere i giorni sarebbe un bellissimo vivere

Purché sia
Purché non più
Guardare negli armadi
Con rassegnazione d’abito
Smesso
Come alla vita
Negato.

Non sono triste
E non è malestare
È la parola mala
Che divora le tempie
E le serra tra le mani

Prego per te
Ché non ti preoccupi
Che un tempo migliore
Un’aria di presta o di prima stagione si insinui
Nei tuoi desideri
Nelle tue passioni
Nelle piccole cose
Le troppo dimesse perché si abbiano a vedersi

Tu non sai quante volte ho pregato
E comunque la primavera è arrivata
Coi suoi tempi
I suoi rimandi
La sua natura scarmigliata

E solo oggi saprai che era a portarla
La primavera, la speranza.

giovedì 6 marzo 2014

Primavera di già, sui vetri



Primavera di già, sui vetri
cretta l’inverno col suo artiglio
la rondine a terra
Si diffonde e dei vestiti
rimangono sul pavimento 
ombre di incontri rubati
ché le stagioni si scontano
e i pesi incombono, ma nuovi
ma poi riappare
così sospeso
nell’aria di marzo
un profilo amico
ed è qualcosa che si ricompone
e spinge, dall’anima
un canto ancora che si fa stagione.

È il tempo che ritorna
È il sogno che risuona. 

lunedì 3 marzo 2014

Sarà la meraviglia delle rondini



Sarà la meraviglia delle rondini
Il ritorno a variegare cieli
E memoria di luoghi
A custodire amori
È un tempo lento
Questo fatto di attese
di dita che si afferrano
Ai fili come artigli
Assidui sopra il ferro

Ero qui per i tuoi occhi
Per le tue ali d’oro
E mi percorrevano stagioni
E risa leggere di declivi
e pulite, come i tuoi sguardi
privi di confini

ho memoria di rondini, oggi
e delle tue mani a sostegno
ho bisogno di dirti
dei giorni nei nidi
e dell’ora di quando venivi di ritorno

anche le rondini sognano
ma di questo non fanno parola
è solo o quasi primavera.

domenica 2 marzo 2014

Nunca, nunca tuve miedo

Nunca, nunca tuve miedo
mai, mai ebbi timore di primavera
così lontana ancora
- e tu dagli inverni -
pure stretta in una mano
come un'anima
come il fiore di una pena da spuntare
mai, mi ripeto
le linee delle vita si sono strette tanto
dove tu rimani
e con forza piegandosi
perché tu non andassi

un sole non si sceglie
cresce dentro
e irraggia
e imbeve
di sé
come la pioggia netta
e chiaro
è il sentire
fin dove un cuore
inevitabile batte

non decidere il tempo...

sabato 1 marzo 2014

Nella mia isola è pioggia



Nella mia isola è pioggia
Fino a perdersi dai bordi
È voglia fino a piangere
Di carezzare e amare
le tue dita d’attimi
Quando fai che mi perda
Legandomi i fianchi
E padrona d’ogni tenera fermezza
tu porti
In quel tempo dove per mano
Mi soggioghi
E nell’anima sei vento
E terra che impazza

Poi umana ti chini
e nuova la mia isola
s’ancora alle tue braccia
salde
alle tue labbra
strette
mentre parli con dio
e ti sento
nel tuo dire di noi
nella tua pelle umida
nei tuoi occhi che mi divorano
fino alla nuova luce
fino al prossimo capovolgersi
di mondi ed isole.

Ora è pioggia, nella mia isola
e si perde lentamente
si confonde
sono fili di desiderio
che affondano
dove sei di isole e di terre...