lunedì 28 aprile 2014

Ascolto il tuo silenzio, lo sento. (Vicente V.)

Ascolto il tuo silenzio, lo sento.

E di questo tempo
incapace di dissimulare il pianto
ti direi il buon giorno
il più accurato
scegliendolo tra i fili
quelli dell'oro che reca il mattino
Non ti direi della notte
né dei silenzi o delle ombre
delle nubi rovesciate al suolo
o di reverberi e rimbombi per acciottolati
no, ti parlerei di sogni
di voli
di un tempo che si moltiplica per ogni tuo gesto
ma senza meta
senza chiedere altro
e lentamente
quando sarà alto il giorno
e le nubi svanite
parlerei in te, dei tuoi silenzi
e del tuo corpo
della tua presenza
della quiete dei respiri
dei seni placidi
dei fianchi che attendono
e in un tempo che non sarà mai dopo
ti direi tutto quello che sai
e che l'uomo non dice
ti direi della meraviglia di essere
e di crederci, ancora
prima che sia sola la speranza.

domenica 27 aprile 2014

Tulio H. Garay, Erotica, X.


Ma ora ci sei tra le dita,
e nessun luogo finisce
per i tuoi tempi di donna e di sudore
che la tua pelle di solo amare assimila
ora che ci sei,
per sempre e di solo esserci, nelle tue spalle
stretta contro il petto

sì, ci sei, con la tua bocca di rugiade
con il tuo stelo di rosa bianca a bagnarsi
sotto il tuo velo tirato sulla primavera, ci sei
sempre e dove febbrili
le dita ti solcano in cerca
del calore che dài,
tra l'annuncio di gioie
e il richiamo di sirena
dolce di tana buona e di melagrana

lì, con parole ti cerco
che timide dicano
la tua natura profonda bagnata d'erba
il tuo capo reclino
gli occhi tuoi aperti sul petto
e liberi da confini
i miei, sbarrati nel tuo nome.

Ombre migranti, chiuse nel palmo di una mano.

Ombre migranti, chiuse nel palmo di una mano
trame estranee di città sdrucciole e smalti
screziati delle belle mostre
di sé non dicono che altro vuoto
di volti emersi e di contorni ignoti
ti pieghi così, nella sera
lungo le strie del cielo

E le siepi, i profumi, gli appigli
le strade ben tenute
i margini precisi,
cosa?

L'anima del mondo è altro
un acuto ascendente
una solitudine in gola
il silenzio
un'aderenza che insiste
tra le mani e il mento.

Come te, forse, è sola la sera.

sabato 26 aprile 2014

Tulio H. Garay, Erotica, IX.


Il tuo mento in una mano
e sotto le labbra il tuo risveglio
sulle tue spalle un velo
leggero di carezzevoli primavere
e negli occhi che scendono
le mani
le labbra
le spalle
tutto di te, in uno sguardo
d'intesa che prende
e spinge fino al cielo
e rimbomba nelle tempie
intrattenibile in silenzi
Miré por debajo
hacia tus espaldas
tus labios estrechàndose
y las flores en busca de tu piel
Tutto il cielo si è stretto negli occhi
folle di esplosioni
ti so da qualche parte sorridere
e t'apri
come un fiore a vela
nel centro esatto della primavera.

giovedì 24 aprile 2014

Tulio H. Garay, Erótica, VIII.

Hoy tu silencio fue más cerca de mí
oggi il tuo silenzio è stato così vicino al mio
che ho creduto di toccarlo
e di sentire ciò che mi diceva
forte, lui, più delle mie parole
oggi si sono confuse
due meraviglie di te
il ricordo e l'attesa
Lentamente di nuovo ho percorso
il campo aperto tra arrivi e partenze
tu solida ristavi
e le tue spalle sapevano
di lùcere a rugiade e sale sulla pelle
Nel chiuso degli occhi
in punta di dita mi abita
quel sapore di te così forte
e le mani da sole
si giungono ancora
a pregare i tuoi fianchi, a cercare
la linea più folle e più retta
quella che strenua t'inarca
e il tuo corpo è presenza che freme
è sguardo che prende
è richiesta che urgente
mi piega nel tuo ventre.

Anche oggi
un altro sogno si completa
profondo come un credo
e ti mormoro
qualcosa tra i capelli e i lobi
poche parole che incidano
anche sole, madide nel tuo sudore
il tuo piacere, l'amore.

lunedì 21 aprile 2014

Terra, I.

Dimmi che ancora piovi
dimmelo sui colli
e nell'ombra dove i rivi mormorano
dimmelo dove si scostano
cedevoli le zolle
e pronto le confonde
il piano lento delle acque
dimmi che scorri
ancora nelle mie forre
e che le asciughi
con il tuo vento
gravido di respiro
dimmi che piovi
ancora sui miei occhi
quando ti abbassi
e su di me ti confondi
in nuvole e cieli senza ombre.
Dimmelo, che ancora piovi...

Erótica, VII.

Erótica, VII.
Ninguna luz se apagó

Nessuna luce si è spenta
rimane il sogno
il più raro, il presente
quello di te negli occhi
che lenta ti svesti e cancelli
le pareti del tempo e dei luoghi
e ti fai spazio
tu luce
tra le palpebre e il cielo
e ti insèdi
tra la realtà e il sogno
col tuo mondo
e il tuo ardire leggero
una voglia negli occhi
che mi azzurra di mare

e fosse per sempre,
questa sabbia che ovunque mi insegue
questo sole sovrano
questi rami avidi delle tue mani...
fossi tu dove e ora,
precedente a qualsiasi orizzonte
e posare i pensieri
come foglie sui tuoi seni
che accarezzo nel vento...

Erótica, VI.

Erótica, VI.
Tú no sabes, quizás
Tu forse non sai
le tue mani sui fianchi
il loro sfiorare
così da presso nell'animo
no, non sai la tua norma di donna
il tuo modo d'amare
profondo respiro
che riempie i greti
e deborda
come una luna liquida
nei sogni diamanti
quando cade l'ultima foglia di te diaframma
e allo sguardo si apre
il fiore desiderato a sapore di rugiade e miele
tu non sai
di questa tua femmina norma
ma senti, la senti
la ricerca dei corpi
e mi perdo
nelle tue vie di porte aperte sui colori mi perdo
e ti parlo
nelle labbra tra i tuoi petali parlo
di terre arse
di salmastri e giochi
avidi di desiderata
sai allora che vivo e negli occhi mi arde
un orizzonte di te perfetto
una linea che mi incatena, netta, dal tuo ventre ai tuoi seni
ai tuoi occhi di vento.

Tu non sai le tue mani
poi che è norma il tuo tocco la carezza il respiro...

domenica 20 aprile 2014

Interni di gabbie con anime



Interni di gabbie con anime
e ritagli di cieli
passanti

sento nelle tue dita
quando scaldano le mie sbarre
e mi illudo di te
così da vicino

spinge il tuo petto, e premono
le tue labbra
dove nascondi le parole
e dal tuo corpo di solitudini
colgo carezze gonfie di rugiade antiche

dicevi dell’amore
la tua formula di esserci e dare
e quando mi attraversi
coi tuoi occhi di nulla in cambio
comprendo
i salti da una sbarra all’altra
come a guadare il tempo e il  vuoto

con artigli di passero mi afferra
il tuo corpo di amori senza peso

sono io la gabbia
nella tua anima dorata
sono
il colore del cielo in carta trasognata

sull’assito, in cerca, le ali
e tu che vibri, primaria di colori
i più vivi
quelli che sottrai al cielo
pur d’esserci,
ineffabile di voli
quando nell’anima ti scuotono
il bacio
il tocco
la presa salda, il gemito
e dai precordi t’avvolge
il passo in amore della fiera

sono io le tue sbarre
quell’ombra d’ali
tra le tue  porte e il cielo..








sabato 19 aprile 2014

nel chiuso dei sogni un sorriso



nel chiuso dei sogni un sorriso
è la moneta paga del tempo
umana a dirti
che l'amore non finisce
nemmeno quando si smette d'amare
ho appreso alle tue labbra
alle tue mani
ai pensieri
ne rimango di te e d'incanto
e dei tuoi segni che sanno
la via e la quiete
degli arrivi
delle soste
delle partenze sdrucciole
quasi declivi

ti dirò che il sogno vince
vince sui numeri algidi
sul far di conto adunco
che il sogno vince infine,
per tutti quelli avvezzi a perdere
e quando perdono i sogni
è solo per mancanza di avversari umani

e allora basta
in esergo un sorriso
una felicità
tenace
improvvisa
quasi una svista ma esplosiva
un sogno che animi la vita

e bastano gli occhi, a sapersi
sempre.

si continuerà la meraviglia



si continuerà la meraviglia
silenziosa di ora in ora
perché sempre rinasce un nuovo dono
dai ricordi a elidersi
di rugiade nuove e sguardi antichi
di sorrisi andati e altri a divenire
di labbra tirate e d’altre schiuse
fino a confondersi nel computo di gioie,
umano di movenze, il senso
di questo tuo persistere d’oggi
e sempre
sarai, allora imprevedibile
come una parola nuova che riempie di sé il pensiero
sì,
sarai come una luce che da dentro gli occhi preme
e si fa sguardo di chiarità sotteso

come in un gioco da vivere, sono i sogni nel tuo mondo.

giovedì 17 aprile 2014

La terra vince sempre.

La terra vince sempre
vince nel solco prepotente
del coltro divaricatore
questo gli occhi lo sanno
lo sanno le braccia
e la zolla dura a frangersi
la zolla quieta nel supplizio
quella che cede, ma lenta
alla lacrima e al piacere.
La terra vince sempre, ubiqua
ché su di lei posano
i cieli i mari i pensieri
e la pace dopo il delirio
di averti
come la terra
ineguagliabile di frutti
di verde nei solchi
e d'anime e fianchi
promessi di delizie
così è percorrerti e sapere
del tuo fresco di coltre a sera
lenta
come una risalita di facelle
sulle tue spalle esposte
al tocco e al brivido nelle dita
e godere, con te
della forza di vivere
nel rigoglio dei solchi
nei cieli, nei voli, nelle onde delle spighe.

domenica 13 aprile 2014

Erótica, quasi. V.





Non fa rumore la tenerezza sui vetri
E non ci sono finestre,
di qua dalle tue ali

cresceranno i respiri in cerca
di lunghe quieti
come braccia accoste
al tuo luogo degno di tutte le primavere.

Mi perderò in te
Come un viandante di cammini accesi
separando
Di due in due
Il tuo essere di donna e amante
Le tempie
Le cosce
Le labbra
Gli occhi
Le mani
E ripercorrendo
Di te
ad una ad una
la femminilità
il pensiero
il cammino
il dire
la luce
il tocco.

Ti dirò che sei unica
e come un’alba che di tutte le notti sorride,
rara.

Mi nascondo
Come un cuore nel petto
a sentire il tuo palpito
dove i silenzi in crescendo
donano al labbro il sapore intatto delle spume.

Lì t’amerò
Con forza che resiste al tempo
Ti amerò fino al fondo dei plinti
Dove gli arcobaleni acquistano respiro.

E verrò a dire al tuo giorno
Che l’amore non muore mai
Nemmeno quando si smette di amare
Nemmeno quando banale si accanisce
La vita come un errore
Un numero
Un dato
Come un dapprima senza tregua
Come un tempo che non sappia di te.





sabato 12 aprile 2014

Affiora una scia, di tanta notte



Affiora una scia, di tanta notte
ora che il sonno si raggruma
duro, a difendere immagini
sopravviventi ma su muri
dove le mani davano luoghi d’ombra
ad ali, inappuntabili

A quest’altura la notte seduce oltre i muri
E indistinte, liquide si sciolgono parole
Di un buio che intercorre più fitto
Dove non posano più ombre
E non c’è ormai luce che si spenga

Si è fatto notte nella notte
Persa, disadorna di margini
Si avverte quasi un gioco d’onde
Un ridisegno a stento di confini
Tra luci di poi ed ombre di prima

Ma finirà ancora la notte
Deglutita in un altro sogno
Uno di sempre
Quello che oggi sboccherà nel giorno.








martedì 8 aprile 2014

cosa si diranno

cosa si diranno
una parete diruta
un glicine muto
un cielo complice
un'ora caduca
si diranno il suono della terra
l'ombra di una meridiana
il silenzio del geco
le orme che il tempo ha scordato
le risa di ragazzi disabitate
si diranno di una scia adorna di rondini tardive
i ricordi di donne ed uomini
il loro sudore assiduo
le loro rapide euforie
si inseguiranno il glicine e la parete
enfi d'umori e di parole
nei posti disusati e banali delle cose d'ogni giorno andato
come due fidanzati mai domi
si cercheranno
in ogni crepa e in ogni istante
in ogni dove e quando
i rami sapranno intrecciarsi nelle vene amanti
cosa si diranno glicini e muri
di questo tempo orfano di stagioni...

lunedì 7 aprile 2014

Pared y hendidura. ( Sei su di me )



Pared y hendidura.
(Parete che parla ad una crepa che la percorre)

Sei su di me
Col tuo cammino imprevisto
Mi sfiori e mi prendi
Ed è strano
Doverti dire che sei nata per amare
Pure
In superficie mi chiudo
Ma dentro
Sento il tuo agire
Lento
E non bastano remore
A tenerti lontana
Ti confonderesti con le edere
Anche se ricresci
Come l’equiseto verde dei rivi
Nel mio candore ti effondi
E con le mani che si allungano
Mi prendi e mi implori
Forse temi che io possa fermarti
Che il tempo possa avere ragione
Dei segni che imprimi
Se sarà così
Si vedrà solo altro cielo
Più alto
Celeste
E non sai che sono io
A premere contro di te
A sentirmi donna
Per te
Che sei profondo
Una crepa
Un solco
Un taglio preciso nei giorni
I nostri che febbrilmente ami.

non credevo allo scatto

non credevo allo scatto
di serratura mortale
mi sembrava un obbrobrio
tutto le pareti la bara
e dentro mio padre ad andarsene
per sempre ti pieghi
e ne strappi violento
un bacio rappreso
eri mia madre
e diversamente a morte listavi
le labbra
in un farsi di brace
tu sola
e il bacio del morto
inerme, strappato
per sempre negato
involavi

non vi avevo mai visti
lui vivo
in un bacio
né a morte, per mano

non importa
quel giorno tu hai vinto
e da sola bastavi al tuo essere antica
vestendoti a nero.

e crescere, ad occhi chiusi

e crescere, ad occhi chiusi
non sapere il tempo
e avanzare come un segno sul muro
respirare profondo
il bianco celestiale
il fresco della calce
e le mani
impresse sul viso come un ricordo
una memoria incancellabile
e dentro crescere e ancora
pulsare
come una vena del tuo collo
in una linea della mano
azzurrare il candore del palmo
e portarti così
come un vessillo di tutte le primavere
nel tuo giro leggero
di donna
e risalire dal mento
fino agli occhi
come un respiro
volare
e saperti
attenta alle mani amanti
lì dove tu sei, di labbra e vento...

domenica 6 aprile 2014

Erótica, V (Tulio) la stanza si è riempita delle tue spalle

(A final)
la stanza si è riempita delle tue spalle
oltre
rimangono in vista le dita
bianche parti
di un gioco relativo e perfetto
di gioiose convessità ed incàvi

tutto si è intrecciato e corrisposto
anche i tempi
i battiti
i ritmi
e la paura di perdersi presto



la tua pelle sa di sole
oltre ogni ragionevole stagione
e non ammette repliche
ché puro è il tuo dominio sui sensi

ti sussurro parole che strappo al tempo
e sulle tue spalle dal sogno di cetra
s'eleva fremente
un'aria che sa d'incanto
ed è il farsi del respiro
che mi inchina
sulla tua nuca bianca
sui tuoi capelli da parte
sul collo
dove s'apprendono, a scie
baci senza fine

una ad una
alterne
si serrano le dita
e penetra la voce
nelle tue spire
come in una terra
giovane e antica
dove mi attiri e ti offri,
corolla che riempi di desideri
il tuo imbuto di calla


un gemito regge il tuo arco
di stelo splendido
e madido è il tuo letto
di donna
e d'amore,
così
come t'amo
sono
ed è un attimo.

Así estuvo, así me fui, 
Tulio.







serviranno sogni, tanti, a diluire

serviranno sogni, tanti, a diluire
la notte e il suo sapore di consegna
impressa tra due sponde
da un tramonto a un chiarore
saranno notti ancora
di amori follemente spesi
e tempi da ricalcolare
un domandarsi alterno
di quanto manca
e quando sarà stato

servirà finire i sogni, tutti, a cominciare
il giorno e il suo sapore di frutto
e cogliere, dalle tue labbra
il succo dolce di parole rosse
e più
di una passione
il senso ed il costrutto.






sabato 5 aprile 2014

Erótica, IV (Tulio) Ti appartengono punti



Ti appartengono punti
Meravigliosi di primavere che non dici
Deboli forse, a tuo dire
Se vi imprimo parole a filo
Con labbra che parlino
Di te scoprendo luoghi
che nascondi di là dai desideri
Come fanno, solo, i sorrisi coi pensieri.

Conosco di te il tepore in attesa
E lo sbocciare
Silenzioso, potente
Di ogni nuovo fiore
Che si imbeve urgendo
Delle tue labbra di primavere mai dome.

E la pelle conosco, di te
La carta precisa del cielo
Lo percorrono gli occhi
Il cammino in ascesa
Lo rilascia, quel cielo
Una stanza
Una specola ad ore.



venerdì 4 aprile 2014

saranno i ricordi e i doni (Vicente)

saranno i ricordi e i doni
sarà la luce negli occhi
saranno le palme delle mani tese
e le parole precise
nel dire il farsi di amare
sarà questa voglia che spinge
a pregare senza un motivo
né un dio
sarà quest'impeto lento
e l'onda
da moderare con te
tra sponde
saranno questi lini risorti dalle impronte
e il luogo silente
dove tu attendi
saranno le carezze e gli accenti
le parole ai tuoi fianchi
e la completezza dei sensi
saranno le risa lievi
e il tempo sospeso

io non so se e cosa sarà
ma sento
ogni tuo moto
ed ogni tuo dono
ed il ricordo è dentro
come un sogno pronto
a farsi foglia
a levarsi nel vento.

piove, un ordito di fili

piove, un ordito di fili
senza fine apparente
s'apre lento
sugli animi attenti
e parla a qualcosa
a una intesa
tra il palmo ed il mento
sale negli occhi
una pioggia di fili infantile
un gioco che scioglie visioni
e allenta colori e confini
alle strade agli ombrelli ai cappelli
alle vetrine impettite
piove,
tutto sommato piove
anche negli occhi
sulle lenti mosse pendule sul petto
piove nelle ossa
e attraversa, di corsa
i miei occhiali smessi,
così, per non vedere
rimango così
a sentirmi le mani bagnate
ad asciugare cure e ricordi
rimango così
in questa pioggia di tutto sommato
e sapere...

giovedì 3 aprile 2014

Forse è come un viaggio



Forse è come un viaggio
Rimangono solo immagini
Negli occhi di chi percorre
Un paesaggio a volte solito
Di volti banchine fermate
Così ordinarie che si potrebbero saltare
O scambiare
Con altri volti occhi parole in forma di discorsi
Oppure no
Non è così passare il cielo
Al setaccio la trama
È sottile
E allora rimangono scie
Sono forse gli sguardi che vanno
E poi ritratti rimangono
Sì, deve essere così
Il viaggio vero
Quello che rimane dentro
Come un cielo
Dove hanno premuto le dita

Anche se il cielo, a volte, non è più vero
O meno rapido di un sorriso
Della sua arte di sfiorare
Del suo destino di sfiorire

Io non so come sarà il cielo
So com’è quando guardi
E negli occhi socchiusi ti seguo
Lì è tutto il cielo.

mercoledì 2 aprile 2014

un paese di vento

un paese di vento
a stringersi nelle spalle
forti di ricordi
nessun rimpianto
nessun ramo che si china
solo grovigli d'anime
e strade roventi
percorsi di silenziose alterne presenze


basta un sasso un groppo per memoria
a riannodare un tempo che sapeva di euforie
e di ora miti desideri
tal'altra folli folli d'impazienze

ma erano i muri
i sempre spessi
i sempre alti
a specchiarsi negli occhi
bassi
nel mio paese di dentro
quello che calcìna il vento...

martedì 1 aprile 2014

al alcance de la mano


al alcance de la mano

mi manchi, nella portata di una mano
mi manca tutto quel che ho
però un ricordo lo riempie
questo spazio di cui perdo la misura
e ne faccio luogo di sguardi
di parole anche dure
quelle che mai ti dico
e di sorrisi brevi
quasi accenni
di vita che riprende
quando i bordi del tempo
quelli ordinari
si allentano
e tu lentamente, riappari
ricordo il tuo posto, sempre
e ti direi di cose che ti abitano
e che non smetterò d'amare

anche questo è l'amore
un abito che non finisce
e che nemmeno smesso scolora
e sfiora, per sempre
il tuo vestito complice d'armadi e di colori.

T. H. Garay, Eròtica, III, inizio d'aprile e già centrale

inizio d'aprile e già centrale
come l'apertura
del fiore tumida e l'ape
ingorda, irresistente china
il capo tra due steli
a suggere
della stagione sollecita
di movenze
motile tra i petali il nettare
da labbra di due in due a sfinire

come la tua pelle è quest'aria infinita
d'aprile che preme e frange resitenze
e si fa velo, tepido di appartenenze
e complessivo d'urgenze
reiterate
ci percorrono a filo, le labbra
e unisce un coro di silenzi
provvido di nuovi incanti e memore
di futuro m'immergo in un ricordo
che non si perde
né recede
e si fa desiderio, istinto
primordiale di tana e terre
umide
dove più umano
al tocco
al tatto
perdutamente in te
ti chiedo, t'amo.