lunedì 18 aprile 2016

Rotola un’arancia

Rotola un’arancia
Portata
Dentro
Quale avanzo
Di tavole riproposte
A lungo
E a stento

Non si butta via nulla
Recita il cartello

Facciamo vita
E notte
In un girotondo
Freddo di luci
Troppo svelto spente

C’è un colore che unisce
L’arancia e la sera
Come una buccia
Abbandonata alla sua tela
Col ragno che ripete
Trattarsi di morte
Ma impressa
Come una natura.

domenica 3 aprile 2016

un posto nell'ombra trattiene

un posto nell'ombra trattiene
l'uggia dei labirinti

rimbalzano
in punta di dita
i ricordi dei giochi brevi
di quando l'ombra
anche
era un piccolo tesoro
una refurtiva con garbo
spartita

poi che tutto era
e ristava
dove gli occhi e le dita
adunche d'altrui
non giungevano

così era
dimorare all'ombra
di mandarini e gelsi
ed allevare sogni
e minerali nascosti
nelle cavità dove solo l'ombra osava

strane infanzie
da figli di ferrovieri
ad annusare di nascosto
dal bidone al magazzino
l'odore goffo del carburo

un altro mondo tiene
da qualche parte che solo
noi che non so quanti eravamo
quella sinopia sbiadita
di colori di risa di rimirate
ma tutto breve
come una domanda persa
prima che si senta
il resto del finale

un posto nell'ombra
poco più
e giorni uggiosi
piccoli tesori
chissà dove
mi piacerebbe dire
ascosi
ma per una rima
un'altra ancora
non basta che aspettare
per poter dire
e ora?

si è fatta notte

si è fatta notte
come una gentile morte
il giorno si è messo
da parte
come una carta senza più valore
un nocumento purché sia
e già è lontana
la vela che lo sospingeva
chissà verso quali
attese che la sera ha spento
tra due dita
come fa la luce
quando alla candela
nega persino l'innocenza
rimane
della notte di stearica
un odore che si insinua
e nelle nari
è un fastidio
un'onda
brevissima
che saprebbe di mare
ma qui
ora
la notte
gentile come un sogno oscuro
è l'unico fondale.


quello che le nuvole capovolte

quello che le nuvole capovolte
i greti sanno
il nascere delle strade
prima che fossero vie
e viatici improvvisati
con passo di deriva carpire
finali di nuvolaglia
e sentire
nello spasmo flessibile di rugiade
il momento dove è persa
l'integrità dell'essere
la verde resistenza
prima che siccitosa
avvenga
la moria d'inermi
esseri dai corpi setti
il cammino non ha soste
che non prevedano
altro che vuoti
e in fondo
un buio pieno di speranze
così venimmo alla luce
come i beoni alle mani
ma senza una ragione
senza una convinzione
che non sia il bisogno
di sostenersi
come fratelli digrignando affetti
che si reggano
dondolanti alle corde
di un perimetro che divora
lo spazio d'aria
il tempo a filo
e tutto
tutto
è lotta
contro le nuvole
quiete nelle loro volte.