giovedì 4 gennaio 2018

I volti della speranza. Leucemie e linfomi, la 'fabbrica della salute' punta a 500 trapianti.

I volti della speranza. Li conosco tutti quei volti, quei sorrisi, quelle dita intrecciate e braccia conserte ma pronte, sempre e comunque, ad intervenire, ad aiutare, a non lasciare mai solo nessun paziente o familiare. Ho cominciato a conoscere l'umanità di quegli 'angeli che indossano il camice' in una sera, anzi, in quella sera, di incipiente pioggia, pioggia che minacciava dramma, del 19 giugno 2015, una sera in cui la storia, la piccola storia della mia piccola tribù familiare, è stata toccata da qualcosa che non avevamo motivo di prendere in considerazione, qualcosa di lontano, qualcosa fino ad allora capitato solo ad altri, forse soprassedendo, o non soffermandoci, per timore, per distrazioni o impegni diversi, sul fatto che gli 'altri' siamo noi, anche noi. La sera del 19 giugno 2015 è quella nella quale la dottoressa del pronto soccorso di Fiorenzuola d'Arda mi disse 'si sieda, signor Amoruso...' 
E' la sera in cui mi dissero che Matteo non dovevo abbracciarlo forte perché anche un abbraccio o un urto avrebbero potuto causare la rottura della milza. E' la sera in cui siamo precipitati, siamo stati ricacciati a forza, in una disperazione così prossima e inattesa che aveva dell'incredibile.
'Il percorso sarà lungo, Matteo; se vuoi, lo affronteremo insieme', queste parole ci disse, nella notte ormai sopravvenuta, il dottor Daniele Vallisa richiamato in reparto stante la gravità del caso. Che era disperato, inutile nasconderselo.
In quel cammino abbiamo conosciuto quei volti raffigurati nella foto, e altri, tutti gli altri che operano in quel reparto del quale la città di Piacenza, la sanità piacentina e regionale possono, e devono, oserei dire, andar fiere.
Sono esperienze che ti cambiano per sempre e comunque: passare per quelle stanze, e Matteo è passato per quasi tutte quelle stanze durante i vari ricoveri, ti segna dentro, per sempre, che tu sia paziente, che tu sia familiare o 'semplice' amico.
Oggi Matteo è qui, nella sua stanza, a studiare o ascoltare musica, e se c'è ancora è grazie alle persone rappresentate da quei volti nella foto, che sorridono, ma che dentro di sé portano ognuno tante e tante storie, come quella di Matteo e come quelle di altri ai quali purtroppo ci unisce ormai solo il ricordo commosso di chi resta.
Possiamo fare tanto, proprio tanto, non lasciamo questi 'angeli che indossano il camice' a lottare da soli per noi, aiutiamoli, per quel poco che possiamo, e meritiamolo, l'aiuto immenso che essi ci danno, e senza chiedere nulla in cambio, che è prerogativa esatta di chi sa dare amore, al di là della professionalità, che comunque è al massimo.
Grazie, e grazie a 'Libertà' e alla sua 'firma' Donata Meneghelli, sempre sensibile al tema delle donazioni.



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