mercoledì 28 maggio 2014

ed ora dove sarai

ed ora dove sarai
in cerca di te, magari
in un ovale di specchio
che non rende merito al tuo volto
o inseguendo
in un riverbero alogeno
una ruga che prima non c'era
o un cerchio che insiste
sotto gli occhi
e si fa gora
di qualcosa che sale
come una lacrima
ma indecisa
nella speranza che qualcosa
la converta in riso

quante volte sarai stata a te sola
e irranggiungibile
e non era la porta chiusa,
non erano i pugni stretti
o l'incombere della sera
no, tu sola lo sai cos'era
quel silenzio d'attesa
quelle tue spalle
unica difesa
perché tu sola
tra i muri e gli specchi
trèpida di pensieri
sapevi.

domenica 25 maggio 2014

Io non sogno



Io non sogno
Di notte disegno
I ricordi dei giorni
Si annodano e i fili
Sono tuoi profili
E rilievi
Sono nubi
Leggere
Rammendi di cieli
E tu azzurra di ricordi
Mi tendi le mani

Mi sveglia un calore
Di cuori che battono
Di là dalle camere stagne
Da sbarre da gabbie
Ed hai ali e fianchi
Forti e mani che scivolano
E carezzando declinano
Sulle spalle
Sul petto
Con potenza di velo
Lo sento
Il tuo abbraccio di donna
Di cielo
Di vento.

sabato 24 maggio 2014

Si fa ceduo il cielo a maggio



Non lo so nemmeno se queste sono poesie... parole sì, però, e le scrivo lo stesso, anche quando non hanno troppo senso o congruenza. La libertà di scarabocchiare prescinde da queste norme.

Si fa ceduo il cielo a maggio
Nel volo alto sopra le ali del sogno
E le rondini residue imprimono
I segni a strie del loro avvio
Sono vogliose
Di un altro cielo
E di un nuovo mondo
Più libero dagli strati
Ferrei delle terre
Hanno ali di giganti
E prospettive d’infiniti
E plaude nell’animo
Una natura che si esprime
Con i colori
Interiori delle gioie
Complete, tutte
Anche negli angoli
I più remoti dei silenzi
Dove ti ho atteso
Sola rondine, sapendoti.

venerdì 23 maggio 2014

E a volte mi sembra di credere all’aria



E a volte mi sembra di credere all’aria
Quasi come in un desiderio
Che i fili che si intrecciano
Siano più che la pioggia preghiera
Ed è come se piovesse il mio tempo
In grani che raccolti
Non hanno che un rifugio a terra
E mi convinco nei così sia
Che valgano
Anche alle labbra
E agli occhi
e ai richiami umani dei corpi
le forme del desiderio che silenti
di te m’informano
come regole dettate dai giorni.

giovedì 22 maggio 2014

Fondi di mare e miti

Fondi di mare e miti
mani a risalire
a filo delle tue labbra di musiche sapienti e antiche

un rifugio di sale mi attira
un verde diafano di bottiglie
sospende un tempo
meraviglioso di marine
e orizzontale di silenzi

si stratifica in ricordi
e lentezze di sussurri
un vento di parole
e superfici
insonni di spinte
e brezze deste al tuo respiro

ti vivo dentro
nella mia tana d'abissi stanziali
come una stria che mi attraversa
e reca luce fino al fondo
io ne trattengo lo sgusciare
del tuo corpo agile di mari
e bevo il sale
di questa tua distanza
senza quartiere
senza quiete
ti cerco come una luce
al riverbero delle lampare

da quando sei il mio mare.

premi

premi
e in fondo al bavero
il pierrot sugge
un fiordilacrima
ride
e agli occhi deborda
un grano di follia
concentrica allegria
di luci, ribalte, piste

      stringe
e da presso, il respiro
è solitudine, è compagnia

Con ostinazione serena di rivoli in cerca

Con ostinazione serena di rivoli in cerca
saggiano l'erba le mani
unite a perdersi
e riapparire
ché sono così, i sogni
come le radici, profondi
e dedite a vivere
ancor più
quando di ciò che è stato
si è vissuta la parte
anche la aerea
quella che occhieggia tra stelo e stelo
tra corolle e cielo

formano come un prato a fiori
che solo tu conosci
che tu sola approvi
i baci che ti lascio
in segni d'unione
a tratti quasi miliari
quanto lunghi
quanto brevi
nel nostro cammino

di pietre e fiori
con ostinata mente
faccio un guado
di gioie lente di rivo in rivo
quando tu riappari
e del tuo sorriso
sento un piacere fino all'anima
di te intrisa.

martedì 20 maggio 2014

non chiedermi coordinate

non chiedermi coordinate
dove arrivano gli occhi
dove sanno le mani
di nuvole e vele
il luogo spiegato non tocca
due volte in un punto

chiamalo cielo,
o sogno ovunque

i passi del giorno

i passi del giorno
-guardavo alla finestra
la pioggia non ha corolle
però disegna
fiori lenti a cancellare i muri
rimangono astanti
porte asciutte di stridore
e grani di brividi
tra connessure e carni

la pioggia ha tutte le parole

rimango a parlarle, socchiuso
prima che mi riprendano
i passisti del giorno
inseguitori come da canea

però l'attimo è ora, un effluvio che posa
il tempo esatto di sfiorire

poi vengano
i passi chiodati, i giorni.

e la riva era lenta

e la riva era lenta
immobile ristava
potevo udirne
i battiti oltremare
o sapere
d'immaginare naiadi e lontane
rondini guerriere a stormo
indi sui picchi, lesti
i falchi tra i fichi indiani

e infinite erano
le sabbie ad ingaggiare
lotte di mani
nude e corpi che agli sguardi
occludono le viste

qui immagino
uno spirare d'anfratti
e svolte
e sussurri d'attesa
una libertà sottesa
un arrivo e distesi
i corpi degli amanti
nell'alba, e le mani

o in un sibilo è tutto
un attimo spezzarsi
di silenzio svanire.

sono i fili

sono i fili
accurati nel punto
esatto in cui frattura
il tempo scarno che rientra
e riparte, con le sue lancette lente
pronte a ghermire, artiglieria precisa
di fondale dove insistono le ore, le offese
si reiterano a scelta, vaghi disegni od
altrimenti, insisititi intenti, pretese
o i fili sanno la consistenza
i punti, dove la pelle
si schiude e sotto
è il sangue

dalle sue labbra ha sempre

dalle sue labbra ha sempre
la fame dei morsi
il suono più bello
crocca
breve come una corsa
salta
come il bottone di troppo
che tratteneva i seni
rimane,
come di viuzza piena
a fiori ed incatena

ché giocano, i visi
dietro dita e grate
e le voci
quelle sanno
di amori con destrezza
e veloci,
come nella sua corsa, un bacio

domenica 18 maggio 2014

ci accomuna un pensiero

ci accomuna un pensiero
dalla crescita fragile
tra le rotaie e il cemento
e dentro
quella coscienza che bastasse
un refolo di vento a rovinare

ora le spalle ritornano stelo
e mi stringe il ricordo dei petali
rimestati in fondo al cuore

pure
troppo spesso
siamo stati, nostro malgrado
duri più del vento

e questo non bastava.

Avremo il mare agli occhi

Avremo il mare agli occhi
a sciogliere il bandolo dei giorni
e sarà lenta la superficie e calda
di pensieri
le dita avranno
un loro delicato abrivio
verso i seni
e dal grembo doppieranno
anse
dove tenerti sarà lieve
e profondo
come il tuo fiorire denso
ti diffonderai
dal fresco dei lini
e gli umori saranno
folli di vento
ad inseguire il tuo respiro
dalle labbra ubique.

Ci vivremo dentro
silenziosi come un mare taciuto
fragoroso di tramonti
e chiaro d'albe, il bandolo
del tempo sarà solo un filo
ma irriducilbile
che ci riconduca al cielo.





La vita, d'altronde

La vita, d'altronde
nelle braccia brevi,
ma dove saperti
guardo verso l'alto
e un piccolo uomo
di dentro, impazza
cerco un modo di vederti
dove finisco le mie dita
e riparte liscia ed irta
la parete di averti

sei nelle vele
oltre gli occhi stretti
dibattuti nel desiderio
di aprirsi interamente
o di rimanere sottomettessi
a questo calore di palpebre umide
e di riverbero a pelo d'onda

nei mie sogni ti accarezzo
come fa l'orizzonte con le chiglie
e poi affondo
come la realtà nel tuo fasciame
e ti coloro
di tutti i colori che non so dire,
tutti quelli che posso
e rimango a guardare
con te che diventi un abisso a fiori
tra le mie braccia perse
nella dismisura di tenerti

allora ricordo il tuo gemito
e il canto delle sirene
mi sommerge
dolcemente
senza fine.

giovedì 15 maggio 2014

Sei stretta tra le braccia



Sei stretta tra le braccia
Come un fuoco sacrato
E muovi sul palmo della mano
Come un polline che avviluppa il vento
hai rumore di sogno lieve e lini tesi
nel pieno dei giorni e dei pensieri
quando tu vieni
e scuoti alla radice dei ricordi
il nostro tempo che s’accende

allora, se ti stringo tra le dita
con le cautele del tuo essere farfalla
fragile e aerea
nel tuo battito d’ali
m’involo
con le mie ampolle a rilasciar rugiade
e asperso
è il tuo grembo
dell’armonia dei corpi
e dell’ascesa dirompente
ai cieli nostri dai roridi suoli.

mercoledì 14 maggio 2014

Vivo di te



Vivo di te
Che sei tra me e il cielo
E sommergi di sponda
Il greto col tuo arrivo
Lento
Tra sveleniti gli oleandri
Di un colore
Ad uno ad uno soli
E mi prendi fino all’anima
Per ogni ruga
Per ogni gora
Per ogni lacrima
Che dal mio letto ti irrora
E cresci
Di lontano
Col tuo turbine umano
Di pensieri e carezze

Vorrei sapere, allora, la statura del cielo
quello che passa di tra le onde
Alte tra le mie ripe
Aride di tanto attendere
E gravide del tuo respiro
Quando fluitando copri
Nel duo desiderare
ogni mio ardire
E sondi
Con forza di vertiginosa amante
Il mio essere di torrente e in piena

Vivo di te
Come di fiumara
E di sassi
Che nessuna forza
non tua o divina
può allontanare dai tuoi passi
che già sanno
di un nostro sogno
di un nostro mare.

martedì 13 maggio 2014

Qualcosa di là dal sogno



Qualcosa di là dal sogno
Una provenienza di luce
A scontornare ombre
È, vivere, una attesa di sorriso…
Sei presente
E mi sfiora
Il sogno di te
Come un petalo che lento
Accarezza uno stelo
Come una mano che con cura
Sistema i bordi del rosaio

Tu entri
e nell’anima
si espandono
aeree, interne
le carezze
come un buon vento
o il sollievo del respiro

e rimani nel cuore
con le tue ali pronte
a custode di uno scrigno
e d’un solo
inestinguibile tesoro.

E non ho altre pareti
Di qua dal sogno
Che le tue mani
E le mie
Ad intrecciare veglie
Ad incrociare attese…

domenica 11 maggio 2014

quando mi prendi

quando mi prendi
per mano ad oziare
e diventi
poesia fragile di matita
e per un attimo t'impunti
tra le righe
a piedi uniti
come a dire del tuo luogo
fisso tra due dita
e vuoi che ti sospinga
vuoi che bambina ti raggiunga
rapido come il sentire
che anima ed invola
allora so che cerchi
allora so che sono
con l'importanza di un rifugio
il mio assillo
il tuo perdono

.poesia.
 

come se le mani non fossero mai cresciute

come se le mani non fossero mai cresciute
e gli occhi non avessero avuto altra luce
che questa, così a filo, che filtra
tra le dita aperte quasi a sorsi

in qualche buio ci siamo cercati
e sfiorati
e senza saperlo
come è forse degli infanti o dei folli
amati

ora non importano che le tracce di quell'oscuramento di luce
di quei luoghi che sottesero gli sguardi
che in qualche modo coprirono distanze e attese
non conta altro che recondita, nell'anima, l'essenza

poi che il tempo si è diffuso,
come pulviscolo invadente
o come sabbia in sensibile distesa
e soli, a volte ci sprofonda, ora
e prende
in una stanza di parole
dove attende
al limitare tremulo del buio
un desiderio in grani di rosario
e quello allora è il tempo che lontani
ci rassegniamo a un sogno altro
e mano nella mano
ancora.

sabato 10 maggio 2014

Avessi poesia da dirti



Avessi poesia da dirti
Di una musica stridente
Come di pomice e mare
a sussurrarti
Un silenzio d’anfratti
Dove chinarmi a fenderti
Con note lente
Che t’avvolgano precise
in un mosaico a tessere e di perle
E poi moltiplicare
Per carezze mani
E con dita
di migliaia
Nasconderti alle viste
E portarti
Nella notte buona
Quella che arriva
Dove non servono più lampare
in questo tempo di mare
Che mi rivolta nel tuo ventre
Come una schiuma
Come un respiro orfano del vento
E in superficie
Solo il silenzio carico
come un ricordo di rami ebbri
di limoni
e gonfi
come un profumo
che sconvolge
il nostro stesso desiderio.

Si scioglie il giorno

Si scioglie il giorno
con la sua eco
in una lontananza
al fondo dei tuoi fianchi
tesi come un crinale di petali
in plenitudine di maggio

così è saperti, di questi colori
tanto inauditi
che non ha fiori che uniti
si contengano

ché esplodono,
con fragore chissà di risa
su vette provvisorie di steli
e non importa il giorno
non s'apprende alcuna forma che trattenga
poi che sei oltre
e pronta
già ridipingi
con un sussurro
lo spirito d'un tempo così simile al cielo

a questo solo io credo
nel privilegio che mi racchiude
interamente poterti
e sussurrarti anima, e mia
dove mi ascolti in fine di parole.

domenica 4 maggio 2014

Pecco.



Pecco
Come un uomo
Quando penso a morire di maggio
O in uno
Splendore d’aprile
Pecco
Ed è umano
Pensare che un giorno mortale
Possa solo sfiorire
Pecco
Se questo che vivo
È solo il resto
Di un indegno credere
che questa
Che chiamo ordinariamente
Vita
Sia meno che la meraviglia

E non merito
Allora
Questa meraviglia d’erbe
Questa esplosione di colori
Dove tu ti muovi
Come una vela a mare
Una fusione
Intera
Di sensazioni, desideri
E prospettive esplose
No
Non ti merito, a volte
Se non sono felice
Di tanta sorte
Di tanta rovina
Di tanto volo
Inarrivabile di fenice.


Chiamerò il tuo corpo



Chiamerò il tuo corpo
Nella sua estesa intera
Firmamento
O cielo a sera
Con le sue luci a traforarlo
Non ti negherò la visione
Simmetrica
Delle tue spalle
Te le racconterò
Con la forza viva dei ricordi
Sei tu che muovi
E mi condanni
Ad un piacere quasi doloroso
E ancheggi tuo malgrado
Meravigliosamente
Come è nella natura
Desiderabile di donna
Ti limiti al rilascio
Di gocce impenetrabili
Di sudore forte, da bersi con misura
Ti lascio di me l’impronta
Delle dita ovunque
Io passi
Dalla tua pelle ai firmamenti
Agli indicibili
Celesti amplessi
Dove ti amo
Non v’è grandezza che commisuri
Dove siamo
Sono i tuoi occhi
E il cielo che si apre

M’avvolgo
Nelle tue parole
Incredule di tanta quiete
E mi trascina un volo
Senza tempo
Senza paura
Senza nulla
Che non sia stringerti
Come un presente
Come una paura
Potente
Inafferrabile
E già velo.

sabato 3 maggio 2014

E di questo tempo

E di questo tempo
incapace di dissimulare il pianto
ti direi il buon giorno
il più accurato
scegliendolo tra i fili
quelli dell'oro che reca il mattino
Non ti direi della notte
né dei silenzi o delle ombre
delle nubi rovesciate al suolo
o di reverberi e rimbombi per acciottolati
no, ti parlerei di sogni
di voli
di un tempo che si moltiplica per ogni tuo gesto
ma senza meta
senza chiedere altro
e lentamente
quando sarà alto il giorno
e le nubi svanite
parlerei in te, dei tuoi silenzi
e del tuo corpo
della tua presenza
della quiete dei respiri
dei seni placidi
dei fianchi che attendono
e in un tempo che non sarà mai dopo
ti direi tutto quello che sai
e che l'uomo non dice
ti direi della meraviglia di essere
e di crederci, ancora
prima che sia sola la speranza.

I tuoi occhi sono il cielo che hai dentro

I tuoi occhi sono il cielo che hai dentro
la tua terra di sempre
il tuo mare di ora
sono la tua anima
nella portata di una mano
a dire
lo spessore dell'essenza
a imprimere
lo sbocciare di un bacio
e nel suo farsi
la voglia di sentirti
come un fiore a pelle
appena schiuso
il bocciolo
e riaperto ancora
come una spera sui sensi
di un sole che allerta
di un cielo che vola.

venerdì 2 maggio 2014

Mi sento



Mi sento
negli occhi di te
e con fragilità di sapone
mi avvolge
una bolla in colori
del piccolo mondo totale 
di sempre averti
e mi perdo
al di qua dei ricordi attendendo
allo stormire dei respiri
anche i singolari
sulla tua pelle a ricrearsi

Ne faccio trama
Di sogno e di attesa
Umana del prepotere dei ricordi

Così
Attentamente ti sento
Con precisione ubiqua di velo
E mi trattiene
In punta di dita
Un limitare a fiori
Per un attimo solo
E poi dentro 
la bolla e di te
lo sguardo,
il sorriso.