domenica 30 novembre 2014

si fa stretta la gola

si fa stretta la gola
e sembra che manchi
ad aspettare
quel sollievo di sola aria
che sostiene nel respiro
un dolore si inerpica
su rilevati di mancanze
e sono le mani a tenerci
di tanta sdrucciola distanza
d'occhi avidi di richiami
con pazienza di camminatore
la strada riprende
e nulla, d'accanto
è pari in ostinazione come d'amare
a fermarla

venerdì 28 novembre 2014

ore fa

**********16 ore fa*******************
Mi avvolgo in un bavero di pioggia
Mi sorpendono i fili che forse
Tutta notte aspettavano
Non me, certo
Ma forse una forma da amare
E dentro, pensieri come chi ama
Dentro un passo, leggera
La pioggia, stamattina
Rimane.

********14 ore fa*************
Si rinnova un tempo di Natale
Di sole attese
Di tutto negandomi
Perché nulla rimanesse
Se non scorze di mandarancio
Frizzando anch'esse, sospese.
Piove ovunque, e mi confondo
In un preannuncio di felicità bambina.

**********13 ore fa**********************
Non va bene una superficie per vivere
Il fondo irride e attende
Sembra di toccare
Con mano di sola trasparenza
Spezzata.
Scambiamo certezze in cerca
Di un fondo che sostenga
A galla, seguendo a strascico
Una vela consapevole di tristezza
Come un mare ti cerco
D'onde dolenti, spesso
Ché sai di scie e anfratti
Che i fondali accendono.

*********10 ore fa******************
A volte vorrei, solo,
Far scudo tra gli occhi e la sera
Mi pesa, allora
L'anima che non sa felice
Ignorare le ruvidità del volo
Tu sei di là dalla sera
Dove vorrà il cielo
Sulla mia terra listata a fiori.

martedì 25 novembre 2014

mi vena de tu dire, su benu

mi vena de tu dire, su benu
ca cert voti para c'un zi cumporta
iddu vena, su benu, e s'apprisenta
com na gulìja ca lassa u signu
com na macchja sub a pedda
ca a mi guardari i mani
mi penz ca si ti toccu
ti culura sa tentaziona
e t'abbrazzare com fa u cielu
quannu s'appiccia de tantu sulu

ma tu mi ncanti e citta
com e ttìja mi staju
e ti vasannu nta nu pizz
a risu minni vaju

mi viene da dirtelo, questo bene
che a volte sembra non si sopporti
viene, questo bene, e si presenta
come una voglia che lascia il segno
come una macchia sulla pelle
che a guardarmi le mani
credo che se ti tocco
ti imprimo la tentazione
di abbracciarti come fa il cielo
quando si accende di tanto sole

ma tu mi incanti, tacendo
e come te rimango
poi, baciandoti nell'angolo
di un sorriso me ne vado.

e vivo, forse, la lentezza della notte

e vivo, forse, la lentezza della notte
come avvolta in un grano eterno di rosario
segnata da improvvise scie, ed innumeri,
di poi assidue, legate a un cielo
di stelle appena velandosi
o mi stringe un pensiero, poco altro
forse l'offerta, profonda
di un pegno in una mano
e stretta, con forza che seppure
delicata si ostina
così mi confronto, senza un tempo preciso
che mi indichi confini di questi silenzi
di questi richiami a sabbie
e ghirigori senza versi
fatti di carte
carte che cedono alla notte
biancori di breviluni e radi,
accenni di barlumi
bisognerà che passi, anche questa notte
un'altra, tra rosari di assi
e lucori in piani di rotaie.
Null'altro che notte,
prima che torni,
di tanto resto.

domenica 23 novembre 2014

Alla vecchiaia mi fanno 'sti scherzi...

Alla vecchiaia, una pagina su una antologia, assolutamente per caso, nel senso che me ne ero proprio dimenticato. Infatti la pagina me l'ha fatta avere l'amica Angela Greco - curatrice del blog 'Il sasso nello stagno' - dopo che si era presa la briga di inviarla al concorso 'Tra un fiore colto e l'altro donato', della Aletti editore. Beh, i concorsi non mi interessano, non più di tanto, e nemmeno la pubblicazione, comunque grazie... e non riprovarci.
Eterno.
Tra un fiore colto e l'altro donato
l'inesprimibile nulla.
Giuseppe Ungaretti,  da 'L'allegria'.
E ora punto dritto al Nobel, visto che a Peppe non gli è riuscito...

Ti chjamàssa acquatìna

Ti chjamàssa acquatìna
eccussì, com fa a matìna
quann s'addùna
c'unn è cchjù cosa
tricàre ccu a notta
e subba i pàmpini ci stricàssa
ccu sper 'e sul, tanti, 'e l'asciucare
com fa u jùrnu quann passa
e de l'occhj to' minn'addimanna
u pecchì 'e s'acqua ch'i vela
com si già un t'abbastàssa
a sira ppe' tantu chjantu.
Allùra m'assèttu
e subb i jinòcchji ti jòcu
com s'a sira mai avìssa de venìre
Tu rimani eccussì
com a cosa cchjù bedda ca ti volìssa dire
ma è n'ura ca si senta sul u coru
e mi para brigògna nzurtàre
sa pàcia 'e l'anima ca vatta
ccu paròli.

Ti chiamerei rugiada
così, come fa il mattino
quando si accorge
che non è più cosa
da insistere con la notte
e sulle foglie sfregherei
spere di sole, tante, da asciugarle
come fa il giorno quando passa
e degli occhi tuoi mi domanda
il perché dell'acqua che li vela
come se già non ti bastasse la sera
per tanto pianto.
Allora mi siedo
e sulle ginocchia ti coccolo
come se la sera mai dovesse venire.
Tu rimani così
come la cosa più bella che ti vorrei dire
ma è un'ora che si sente solo il cuore
e mi sembra brutto rovinare tanta pace
dell'anima che batte
con parole.

sabato 22 novembre 2014

I mani stamatìna si jùncinu

I mani stamatìna si jùncinu
A sipàla, c'un zi vìdinu l'òcchji
Litàti 'e d'acquatìna
U benu vìncia semp subb'a ràggia
E basta c'aspèttu com sàcciu
I jìti tòj a si mpilàre nti mèj
E s'appicciàre come sper 'e sul cadènnu
Nti parmi apèrti, di mej, ca cchjù nun zèrvinu
Ar'ammucciàre ccù a scarda d'a vrigògna
'e l'òcchj vasciàti u funnu 'e l'acquatìna.


Le mani, stamattina, si giungono
a siepe, ché non s'intravvedano gli occhi
velati di rugiada
L'amore vince sempre sulla rabbia
e basterà aspettare come so
le tue dita intrecciarsi tra le mie
e accendersi come spere di sole cadendo
sulle palme aperte, le mie, che più non servono
a nascondere con la scusa della vergogna
il fondo di rugiada degli occhi chini.

venerdì 21 novembre 2014

Rimane il sapore delle nocche

Rimane il sapore delle nocche
Sul piano affatto incline
A incomprendere
Siedo a notte
Sul suolo dell’anima e tra lo spazio
Solitario di presenze
Dove la scelta si alterna
Tra l’espressione disonesta di essere
Poesia per chi la sente
E memoria scardinata
Di tassi d’interesse e percentili
Se questo è vivere
Sarà mestiere del tempo
Farsi casa nella storia
E per nulla al mondo
Concedersi alle stagioni e alla vanità dei cambi

Tra il buio e le dita
La notte che non scambio
E i rintocchi
sul piano in cerca
di fughe a tempo deluse
Sarebbe disonesto
a quest’ora
mostrare poesia o altro che non sia
strettamente anima
Solo anima, anima mia.

giovedì 20 novembre 2014

Tulio H.G.: un beso, un bacio

dalle sue labbra ha sempre
la fame dei morsi
il suono più bello
crocca
breve come una corsa
salta
come il bottone di troppo
che tratteneva i seni
rimane,
come di viuzza piena
a fiori ed incatena

ché giocano, i visi
dietro dita e grate
e le voci
quelle sanno
di amori con destrezza
e veloci
come nella sua corsa, un bacio

volersi

volersi
è un tempo che non basta più
è perdersi
al passo degli angeli
sentirsi
addosso la via
come un peso che moltiplica
aneliti ed anime
sono strade infinite, e senza nomi
i volti della speranza ne reggono i destini
tu non perderlo, quel filo
raro
saprà condurti, complice di arrivi
e non lasciare che si confondano
le mete, se ti sembreranno ordinarie
o di poco conto
non domandarti il perché
né del volo né della sua conquista
ti basterà sempre così poco:
guardare avanti e sciogliere le ali...

martedì 18 novembre 2014

oggi mi manchi

oggi mi manchi,
mi manchi nell'alterarsi stanco
della tua voce in un telefono malfermo
sono passate già, conoscenze antiche
voci che non si sentivano più, da tempo
a chiedere nel tuo viatico
posto per un saluto ai cari
come facevi tu
cercando un ritaglio nelle valigie di chi partiva
per un ricordo ai figli lontani

spesso, amato e solito, un pezzo di pane
che parlasse di casa
ora si ripresentano, inquieti
i giorni dell'attesa
e nulla ti richiude
c'è sempre quel tuo sorriso tirato dell'ultima ora
quel tuo 'non ho paura', a breve consolazione
oggi che non so più perché già te ne andavi
sin da quando eri d'accordo
- così lasciavi sperare -
su un'altra primavera
un'altra almeno
senza clamori di rondini festanti
e senza un tetto di muschi odorosi
no
ne è rimasto il disegno di una bara
così preciso, al centro di una stanza
e piena della tua salma
di madre onerosa di pensieri
troppe volte a tormento
di questa tua vita
lunga solo d'anni
e breve, troppo, nel cedere al disincanto
anche ora, che da lontano, in qualche modo
il tuo saluto mi ritorna, tacito
e di sola luce, breve.

lunedì 17 novembre 2014

una pioggia così

una pioggia così,
senza parlare
fili radenti e volti
appena evidenti
masse d'acque
e sguardi di inutili conte
il verso delle foglie
appesantito
a sapore di terra
e di autunno il più autentico
stretto tra mota e nervi tumidi
languenti un luogo d'aria
e andate primavere

prima che sia luce, o rondine,
ne farà strame, la terra
di tanta fame
e foglie che mai più voleranno
prigioniere dell'aria e di tanto affanno

piove, negli stecchi
e nelle tane si abbassano
turgide le persiane

tu parli, stasera
ad un mondo dischiuso
ma solo, così
come la pioggia di tanta anima:
tu, anima.

Annottano i pensieri

Annottano i pensieri
Ed è l'ora in cui nessuna direzione
Ammette cambi
Come un filo si riavvolge, alla pelle
Il consuntivo delle ore andate

Sei già preziosa, perseveranza al nuovo giorno
Prima che s'occluda,
Nell'eleganza subdola della sera
Un altro giorno di sogni gravi di distanza.


Anche i treni di ieri si sono dissolti
come un'attesa priva ormai di tanto peso
e seguitiamo, per un binario che diventa appiglio
e scusante di deliri rimandati.

Che vi sia vita, in tanta proroga
in tanta indecisione, o solo ansia
e abbandono di destinazioni
si posano comunque, domande 
e affini, quasi rimandi, le rinunce quotidiane.

domenica 16 novembre 2014

QdT: chiameremo destino

chiameremo destino
questa comune appartenenza
ad un cammino
insieme occorso
chiameremo respiro
questo tratto di vita
che il cuore ha confuso
in un battito solo

poco altro
chiameremo con un nome diverso
da questa parola esatta
che in ogni angolo cacciava
il tempo e la sua invidia

ora che nulla si oppone
e amarti non importa
che imponga
altra disperazione

ormai è giorno
e sogna qualcosa, devi
di grande, come una nuvola
di questa notte che dimentica i confini
e spande, come una pioggia di te
i miei trepidi deliri...

sabato 15 novembre 2014

QdT: anche tu hai disperato

anche tu hai disperato,
silenziosa nel tuo volo d'oblio
hai stretto
le labbra
a sigillare
nelle mie
il tuo respiro
e con unghie d'amore
hai segnato nell'anima
il tuo dolore abbracciata
a ripartenze e abbandoni

juntos, los dos
abbiamo avuto parole in cerca
di un senso che si affidava al solo suono
non altro, si stacca
dalla tua bocca
che lo schiocco di staffile
della sillaba ignota al tuo sentito
vieni, per altre strade, tu
e nell'anima ti incontro
come un bocciolo da curare
fino al fondo
del cammino che mi inchioda
di te
nel mio destino...

QdT: traduco di te, tentando parole

traduco di te, tentando parole
i gesti che han sentito
rugiade sfiorarsi
e a pelle il posarsi, d'ali
trovate in paci, interiori e fuse
tra omeri e nuca
dopo i sussulti, è qualcosa che dice
ancorata, delle tue dita a fondo
e sollecite, più in là
oltre i corpi
che tutto han provato
e detto
percorrendoci, l'un l'altra

sempre ci abiterà
questa ricerca d'esserci incontrati
che so crescerti, da dentro
come un abito che prenda forma
di fiore solidale al tuo moto
sempre ci abiterà
per ogni frammento che d'infinità
breve ed umana 
tenerti conceda.





venerdì 14 novembre 2014

M.E.L. vaya uno a saber

vaya uno a saber
vai a saperlo
vai a sapere
queste tue dita così delicate
e lente a ripercorrere
gote d'altri giorni
le mie, intrecciate posandosi
sulle gore a cancellarle dai tuoi occhi

ho avuto lacrime che non sapevo piangere
mute come parole, troppe
che non sapevo dire
da te, in distanza

tuve también tu cuerpo
pero còmo decirlo...
delle rapide sconvolte a riva
e tu, onda
di desiderio a pelle
e nitida di sole
come un salmastro
avvolta
sulle mie labbra antiche
di solitudini
e sigillate al tuo respiro

tuve tu cuerpo, también
y el alma, ahorita mismo, sonrìe
sin palabras, tocando
su corazòn màs hondo...

AA.VV. non scappare, ti sento

non scappare, ti sento
con rumore di via che si apre
e lenta, lenta appare
luce che persiste
sul farsi insidioso della sera
insieme abbiamo considerato
la consistenza dello zoccolo
il preludio a notte
le pieghe fitte di sipario
e cosa ne sia
degli impedimenti
del dirimersi a stento dei turbamenti
forse, ti domandi
è giorno sempre
e tu, tu non temere
che questo serenarsi di cielo
abbia a finire
in una notte stanca e onerosa
di pentimenti e ristagni
oleosi di rinunce e indecisioni
guardati
nelle piccole cose
nelle file silenziose
nelle attese
tutte
a ricomporsi
pronte
guardati
in quel gioco più grande
che sfogli, con dolcezza di donna
e vivi la sera
ché nulla vi incombe
se non il tuo cuore che preme
alle tempie e rimbomba
un pensiero
un ricordo
un amore che già è futuro.

vorrei salirti sul cuore

vorrei salirti sul cuore
con dita rampicanti
e ristare al tuo battito
fin quando 
non sarà altro
che un tempo 
al tuo ritmo padrone
questo è, 
il desiderio e il suo giorno
di calendario avulso
non altro
che orma 
ostinata di affondi...

lunedì 10 novembre 2014

Duro nel mio dialetto, di terra...

1
Duro nel mio dialetto, di terra...
Nel mio dialetto di terra, duro...
Piace, non piace...
sim nati ntu jerzu
com penzca fa sul a gramigna
ca si perda nti serchji
e un sinni ncàrrica da raggia e l'acqua
né di tifùnu ca a suvèrchjn
u penzèr 'e tìa, tant voti
è a quann a quann
com nu fil 'e jìna
ca si chjìca ma un s'abbannùna
e ti cerca ccu tuttu i senzi
e u coru c'u mmora
mancu si s'innabbissa
ntu funnu nìvuru di carafùni
pecchì u cor un senta raggiùna
e com a festuca, miserabbila
citta, citta, risagghja...
siamo nati nei terreni abbandonati
come forse solo sa fare la gramigna
che si perde nelle fenditure
e non dà peso alla furia delle acque
né alle zolle che la soverchiano
il pensiero di te, a volte
è, a fatica
come un filo d'erba
che si piega ma non cede all'abbandono
e ti cerca con ogni senso
e con il cuore che non muore
neanche se è costretto a sprofondare
sul fondo nero dei calanchi
perché il cuore non sente ragioni
e come la fastuca, misera
silenzioso, risale....
sim nati è omofono: significa siamo nati, ma anche seminati, che è l'opposto di jerzu: inutili, indegni giochi di parole senza senso, fuori luogo... e allora come può stare qualcosa di 'lavorato' (sinonimo di 'seminato'), di fine, in qualcosa di non coltivato, di incolto, di lasciato all'abbandono? Con dolore....
2
e si m'assettu
e nta vucca u' strìnciu
atu ca nu fil 'e èriva
ccu nu juru 'n punta
m'addimmannu a cchi penzu
a chin, e mazzicannu l'amaru
ca s'ammuccia nti paroli
mi dicu ca campari
è nu puzzu 'e doluri senza fina
ma ccu tanti circhji 'e cuntentizza
ca u tenin junciutu
sutt aru catu appennulatu
adduv a luna mi spìja all'ammucciunu...
e se siedo
e in bocca non serro
altro che un filo d'erba
con un fiore in punta
mi domando a cosa penso
a chi, e masticando l'amaro
nascosto tra le parole
mi dico che vivere
è un pozzo di dolore senza fine
ma con tanti cerchi di gioia
a tenerlo insieme
sotto il secchio che penzola
dove la luna di nascosto mi spia occhieggiando...
3
e tu, com nu filu ca m'avasta
tu vicina, d'a stessa terra
crisciuta e fatta troppa
arricchisciuta 'e cimi ca lìnchj l'aria
e mi sì respiru
tu, c'atu dire un sacciu
o un pozzu
tu ca sì com u ventu
fujennu sutt i porti
com na lucia
o na mana c'ajuncia ad ogni parta
e ni fà ròitu, sicuru
e tana d'amur
e de l'amure, jocu...
e tu, come lo stelo che mi basta
tu vicina, della stessa terra
cresciuta e diventata pianta
arricchendoti di rami, tu che riempi l'aria
e mi sei respiro
tu, che altro dire non so
o non posso
tu che sei come il vento
che sguscia dalle porte
come una luce
o una mano che arriva in ogni dove
e ne fa luogo abituale, sicuro
e tana d'amore
e d'amore, gioco...

Vorrei rimboccare i tuoi sogni

Vorrei rimboccare i tuoi sogni
Di questa sera
Prima che avvenga la notte
E proteggere quello spazio
Sfuggente di palpebra
Dove si annidano
Intimamente fusi
Ricordi e desideri
Questo finché non sarà notte
Si avvera:
Perdersi in un sogno che già
Conosce il Vero.

Mateo E. L.

mercoledì 5 novembre 2014

Q.d T.: mi sceglie la notte

mi sceglie la notte
di un buio finale e grande
nero, ma non di rabbia
dove ti so, la notte 
è silenzio che non dimentica
è un oppio, o qualcosa di speciale
magico forse e capace
che abbrevia i tempi
e non nasconde nulla
del giorno che finisce
non prati non vastità di cieli
non sguardi animati
e diventa solo notte
oblio più grande
così grande e incancellabile
che tutto sa
del tuo sonno, del tuo sogno
e della immagine nello specchio
che ti rimanda
di parete in parete
fino a quando si chiudono
gli occhi
e tu dentro
come un'ala quieta
ad animare il vento.
Se questa è la notte,
se il ricordo di te è la mia notte
è solo un velo
intangibile a dirsi
ora che sogni
come se nulla fosse
come se accanto avessi
un angelo solo
o tepido un pensiero.

domenica 2 novembre 2014

Poco fa, a fatica...

Poco fa, a fatica, ho 'appiccicato' qualche parola inadeguata, dedicata ai miei genitori. Mi rendo conto che tutto mi riesce sempre più difficile, sia dare un ordine mio, personale, alle parole, sia esprimere sentimenti che sempre più a fatica riesco non già a cogliere, quanto ad esprimere. E pure l'interesse per le cose, gli argomenti, sta scemando rapidamente. Passano giorni interi, settimane, senza che riesca a leggere un solo rigo, e a trattenerne, al caso, memoria od insegnamento. Non va. Forse è un periodo un po' così, non lo so, lo spero, lo spero o forse no. Mi ero abituato a mettere in piedi questi post, ma ora devo disabituarmi, così proprio non va. 
Non ci sono mai stato prima, figurarsi ora... Mi riabituo a me stesso, devo. Non mi resta che aprire al 20430 dal V per Milano, è più semplice, e magari parte pure in orario, così sono tutti più contenti, come sempre... E rimango quello di sempre, ma con un'altra luce, una luce che non posso dire dove si accende e che nessuno e nulla può spegnere...

qualcuno passerà


qualcuno passerà
di sicuro qualcosa passerà
in quel posto che chiamano cielo
quello negato ai marmi
lo stesso del tempo
dove vi cerco

ma oggi no
oggi aspettiamo che passi
il silenzio della festa
lo preferiamo, come sempre
ora che ci capiamo come non mai
che non ci servono cenni
né segni intimamente segreti

certo, qualcuno passerà
a ravviare un fiore
come una cravatta
o una spallina distratta

non importa
siete sempre di là dai vetri
con le mani posate alle nostre
a sciogliere il freddo delle pareti
a chiedere, sommessi
un ricordo che ai vivi non pesi...

M. E. L.: Cercando i perché

Cercando i perché
Nei cambi di una città
Di una banchina parallela
Agli occhi e al desiderio di fermata
Alla sosta a spegnersi
Nello stridio del freno

Quale aria diversa…
Un al di qua di finestrino a scacchi
E tu, dalla parte del sole
Con occhi che dicono,
Semplicemente, ‘eccoti’
Il resto è storia
Meravigliosamente ordinaria
Come le sconosciute e nostre
Nel pugno di un segreto

Nei chissà, forse, cominceranno,
lenti, gli anniversari
E i commenti, muschiosi di rimpianto

Te quiero,
Por un tren sin llamadas
E tu
Con i tuoi occhi di salmastro
In poesia d’attesa
Nobile di pazienza
Tra banchine e bitte
Di un cielo su mare, nostro
Rincorso tra i binari.




sabato 1 novembre 2014

T.H.G.: Ti ho cercata a notte con fare di lama

Ti ho cercata a notte con fare di lama
sguainata e al solo sfiorarti
s'inargentava di te e di sogno il dorso delle mani
La tua pelle di stanotte giocando 
in penombra, a tenermi 
come un ricordo stretto 
entro le rive del sogno.

E siamo stati bene
Come due deità, minuscole
E grandi, di quella magnificenza d’amare
Che rarefa i respiri
E confonde i corpi,
Questa notte, non altra
assoluta nei risvolti di un sogno solo
Dai margini sdruccioli
d’ala e tu, farfalla
Cedendo alla voglia
Tu che posi
Qui sulla mia spalla
A nascondermi
tra due ali di carezze
Come un segreto
da sottrarre ai quattro venti
Ora che nulla è più vero
Del tuo passo sfilato via dalla notte
Da ogni notte che il sogno ripete.