lunedì 16 dicembre 2013

Estratto da 'Minchia, Missone, ancora continui...' (Titolo: Catene.)

 
Minchia, Missone, ancora continui!...': era quasi un modo di salutarsi, quando ci incontravamo, come passeri infreddoliti, ad aspettare che aprissero la porta del 'palazzu 'e Pignatari', dove ci avevano infilati, un po' come si fa oggi nei centri di prima accoglienza, per frequentare la classe seconda della scuola media statale di C.M., credo una delle poche scuole senza nemmeno uno straccio di denominazione, in tanta retorica italomeridionale.
......omissis.............
Seconda media, plesso Pignataro, e Gino che aspetta, e mi dice 'cià, compà!
'Che?!'
'Cià, compa Catà!'
Noto che sa che compà, univerbandosi col nome seguente, da tronca che era, diventa parola piana ... e un po' mi preoccupa:
'Missò, cos'hai combinato? Hai sparato a qualcuno con la carabina, hai sbagliato la mira e lo hai colpito?'
No, Missone non ha colpito nessuno, almeno non allora e non per errore.
Mi indica una grossa catena, una catena con la quale ha chiuso il cancello in ferro arrugginito del cortile del palazzotto, un'altra grossa catena con cui ha chiuso il portone in puro legno marcito della scuola e mi dice che con altre sei catene ha chiuso le porte delle sei aule che avrebbero dovuto accoglierci.
O meglio, mi dice che anche quel giorno lì ha provveduto a chiudere ogni accesso, e che solo io che sono il suo unico amico lo so.
E so anche che lui ha tredici anni e non ha paura dei fantasmi e riesce a intrufolarsi in quella casa degli spiriti e a chiuderla durante la notte, con rumore di catene.
Come ha fatto nei giorni precedenti, cosa che sappiamo solo noi due, anche se a me spiace, soprattutto perchè non potrò godermi la lezione del professore di italiano, il mio venerato - e non sto esagerando - professore Domenico A., da Cittannova (non riusciva a dirlo 'Cittanova', era più forte di lui e della sua cultura che intuivo vasta), quell'enorme sant'uomo, troppo grande per quella sedia sulla quale, dietro la cattedra, era costretto a contorsioni indicibili, per raggiungere un po' di comodità e stabilità, chissà, forse si trovava meglio sulla sua giulia alfa romeo 1300 bianca, targata Reggio Calabria, con due erre, comu dìnno a Rrìggiu.
-E voglio proprio vedere se il professor Tarzan (con evidente storpiatura del nome dell'atletico professore di matematica, sciupafemmine instancabile), riesce ad aprirla la scuola, voglio vedere se anche oggi riesce a scavalcare il balcone e farci entrare, come l'altro giorno, che però ci ha messo due ore, e poi era tutto contento, e se lo mangiavano con gli occhi, insegnanti e supplenti...
E infatti poco dopo lo vide, il professor Tarzan, che si era evidentemente preparato per tempo sul da farsi, mentre affacciato al balcone di palazzo Venezia mostrava alla folla di professori e autorità plaudenti - gli alunni un po' meno - le tronchesi di cui si era munito, e che aveva preso dal cofano della sua auto, con un colpo di scena impressionante per ritmo e icasticità, il maledetto nerboruto essendosi sollevato con la forza delle sole braccia fino al balcone e con un colpo di reni avendolo scavalcato, quel maledetto!, che sarebbe potuto semplicemente entrare dalla porta principale, dopo aver fatto scempio delle catene... ma una prova di forza era ormai da tempo necessaria, povero Missone che continuava a sognare mentre guardava da sotto la cattedra le gambe accavallate della supplente futura signora Tarzan, con incipiente panza da lezioni d'equazioni mal calcolate, della qualcosa ricordo chiaramente che Gino disse: 'se sapevo che si fregava da solo, non stavo a crepare di paura per fargli dispetto, a su ciotu fricatu (a questo scemo fottuto) !...'
Sicchè fu presto ora di entrare in aula, il teatrino essendo già finito, l'oro per la patria già raccolto e contabilizzato, Tarzan al balcone, corpo docente femminile adorante, e noi chiamati a piegare la testa: tra noi e Tarzan, le asperità delle forche caudine, piegarsi ad uno ad uno, a capo chino... qui ci crofiggeranno ai pali della luce lungo la via Appia, Spartaco, Spartaco fa' qualcosa, abbi pietà di noi!

1 commento:

  1. forse è vero, come qualcuno mi dice, che ero un vaso di coccio in mezzo a tanti vasi di ferro... o forse ero il vaso di ferro che temeva di far male ai vasi di coccio... non lo so, caro anonimo/a

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