venerdì 14 agosto 2015

Che ci faccio io d'altre parti?

Notte fonda, e non saprei da dove cominciare. Forse vorrei fissare sensazioni e accadimenti di questo tempo che ti ha aggredito. Non so da dove cominciare, ci sono tanti punti singolari che affiorano, non saprei a quale afferrarmi. A caso, mi tornano frasi o segmenti di discorsi...
Papà non preoccuparti, fra un po' andiamo via, è solo un mal di pancia.
Si sieda signor Amoruso, va bene anche se entra solo lei.
('Si sieda?' Avrei voluto abbozzare un sorriso, quasi un estremo tentativo di difesa... dire che stavo bene anche in piedi... invece no, 'Si sieda, per favore...' Ma è una ragazzina, dottoressa, una ragazzina non può dirmi 'si sieda', non per il motivo che sta per abbattersi su di noi, su Matteo che è la fuori a parlare al telefonino, né su di me... sei una ragazza, hai i capelli ricci, gli occhi scuri, belli... perché stai per dirmi questo? Perché devo stare seduto per sapere di mio figlio? Non puoi dirmi quello che stai per dirmi di un ragazzo di diciassette anni... non dire nulla, sono giorni e giorni che ho dei brutti presentimenti... non dire nulla e nessuno lo verrà a sapere, passerà tutto, parlerò io a Dio, e lui metterà tutto a posto, metti via quel foglio, non leggere quei dati, non farlo, sei solo una ragazza, potresti essere mia figlia, potresti scherzare con Matteo, coi suoi fratelli...)
Guardi qui, lo sgabello dove sono seduto, guardi qui, i materiali chirurgici, guardi qui, anche le porte hanno un codice a barre, le sedie, le scrivanie, qui ogni cosa è individuata da un codice a barre, guardi qui, lo capisce anche lei... non vedo più i codici a barre, non vedo nulla, oggetti indistinti, volti preoccupati, tristi... 165.000, in cifre, centosesssantacinquemila, in lettere, come nei bollettini postali, è la cifra da pagare o versare, l'oblazione non estingue la pena... vede signor Amoruso? dovrebbero essere massimo diecimila... la prima cosa da fare è ripetere gli esami, sì, ripetere gli esami, ripeterli, ovvio, questi sono sbagliati, inesatti, incompleti, qualche macchina deve essere impazzita, non è nemmeno uno scherzo, è un errore, non mi arrabbierò, è solo un errore, può succedere a chiunque di sbagliare...
No, non potete andare a casa, no, i volontari saranno qui a momenti, l'ambulanza è quasi pronta, la finestra è semiaperta, pioverà, no, non potete passare da casa, non potete perdere tempo, sì, può accompagnarlo in ambulanza, sì, è minorenne, può salire anche lei, ma solo davanti...
Facciamo entrare suo figlio, sì, Matteo è mio figlio, ha diciassette anni, Matteo, Matteo ha diciassette anni e 165.000 globuli bianchi, e qualche raffreddore, nulla più, e questa febbricola negli ultimi giorni, e un po' di dolore all'addome, ma solo negli ultimi giorni... gli ultimi giorni, solo gli ultimi giorni, capisce dottoressa? Solo gli ultimi giorni, contro una vita, non vale...
Uno stacco, la dottoressa e Matteo si sono parlati, Matteo ha capito tutto, perfettamente, e si preoccupa, Matteo è seduto sul lettino e si preoccupa, ma per sua madre: 'e adesso chi glielo dice alla mamma?'
Da dove potrei cominciare a fissare questa storia? Ci sono tanti punti singolari, in questa storia, che emergono, tenuti insieme dalla grandezza di Matteo, dalla sua forza smisurata che ci ha imposto a nostra volta, a tutti noi, di essere forti, di poter meritare questo privilegio di essere suoi genitori, suoi fratelli.
Non avevo mai lodato un mio figlio prima d'ora, e non certo per mancanza di motivi, solo perché sono fatto così, con la mia fissazione per l'imparzialità e il rispetto per i meriti altrui. Alla fine sono i miei figli a risentirne, non sono imparziale, ma sciocco direi, sciocco, senza sale.
Forse riprenderò questa storia, anche se nessun punto di essa può ergersi al ruolo di 'inizio'. Io non so come questa storia sia cominciata, ma era il 19 giugno 2015.

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