mi dicono lanceolata (1)
guarda quelle d'ulivo
mosse appena, nugolo compatto
noi distiamo e il suolo appare
sempre presente, contraltare
un affaccio di foglie, un balcone
fuori terra un terzo piano
vede forse così, la foglia d'elce
più o meno ovata, mi dicono (2)
la distanza dal caule, sì varia
mi descrive di lamine
e pagine
a fatica stormiamo, ancorate a un autunno
di rami e anime
e venti che opprimono
sullo sterno degli alberi
ci appuntano a volte due cuori, una freccia
d'adolescenti graffiti
il resto è pena che preme
è piede che sfonda
il verde e la voglia.
Più che un abbozzo, è un appunto di poca presa, nella forma, che è poi ciò che appare, e che attira o respinge. O peggio: quello che si è o si rappresenta agli occhi degli altri, cioè forma. Da giorni mi ronza per la testa qualcosa che mi parla in forma di foglie. Non so dare voce a questo 'qualcosa', ma in qualche modo dovevo pur dirne...tantoppiù che mi gira la testa, sempre di più, sempre più spesso. Forse sono le foglie.
O l'autunno. O a 'pocundria.
Mi annoto da me, altrimenti dimentico (e sai che perdita!!!) che :
1. E' una foglia d'oleandro che parla e si sente descritta come, ecc.
2. E' una foglia d'ulivo che, più o meno, risponde...e sì, le foglie 'fanno parole'.
Vabbè.
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