m'attraversano luoghi di sole
parole in carta di rumori azzurre
cravatta interminabile, eleganza
che non s'apprende al cuore
una spilla appunto
come un passo da ricordo
a perpendicolo di strade
e intersezioni a fiori
e quadri
e sopravventi di silenzi;
una tasca indicibile
come una mano senza fine
una vite
accoglie i segni che il destino
altrimenti
mandava sottaciuti;
ma ora gli occhi
si aprono a un tempo
di grancassa nella primavera:
possa tu essere benvenuta
solitudine a festa
come la prima
a maggio*.
*'benvenuta come la prima di maggio' è, anzi era, un magnifico modo di dire del mio paese; risale ai tempi del feudalesimo, quando nel primo di maggio si dava l'avvio allo 'sbarro'.
torno a rileggere e dico che i versi sono notevoli ed interessanti. complimenti..ma cos'è lo "sbarro"? grazie, sempre, per le emozioni
RispondiEliminaBJ
...Comunque questa festa sia antichissima in più popoli, e gli albanesi nostri vicini continuassero a farla in onore delle fidanzate, e per le quali s'impianta e si canta il maggio; pure per Cirò io trovo la ragione nella circostanza che trovandosi allora occupato l'uso di pascolo di tutte le vaste tenute Demaniali dell'università dal Barone, la consuetudine e le varie convenzioni portavano che al primo maggio seguisse lo sbarro di tali pascoli a comune uso di tutti i cittadini. Ecco che ciò portava lo sbarro o scoppio del mortaretto, e la festa; ed era tanto grato per tal libertà di pascoli l'ingresso del mese di maggio, che per esprimersi il gradimento dell'arrivo di un amico, o di un forastiere non poteva né sapeva dirsi meglio del «ben venuto come la prima di maggio».
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