sabato 13 luglio 2013

Chjuda l'occhj...




Chjuda l'occhj
e para[1] a mana
strìncia sa junta[2] 'e amùr[3]
è scuru[4], ma un ti špagnàr
ca un ti parràmu[5],
su' eccussì beddi, si penzeri toj
e tu citta
citta, junci i mani
e rapa s'occhj stritti
stritti
ca adduv'ajùnci[6] ni parràmu.

Chiudi gli occhi
E apri la mano
Stringi questo pugno di more
È scuro, ma non aver paura
Non li farò cadere
Sono così belli, i tuoi pensieri
E tu zitta
Zitta, giungi le mani
E apri gli occhi stretti
Stretti
Che fin dove arrivi ci parliamo.


[1] Allunga la mano, aprendone il palmo; la mano compare, si vede;
[2] Junta: deverbale di juncire, unire, mettere o tenere insieme, ma anche quantità contenuta nel palmo della mano;
[3] amur è omofonia di more e di amore: una manciata di more, una congiunzione d’amore;
[4] scuru: il succo delle more di gelso, quelle nere, ma è anche il buio ed è la paura delle incognite d’amore;
[5] parramare significa scuotere i rami con bastone o canna per far cadere frutti come noci o mandorle: abbacchiare; solo che la terza persona persona plurale prevede o ammette anche la forma sincopata di parramàmu, cioè parràmu, che si confonde con la prima singolare di parrare, parlare; parramare è un relitto ispanico, credo.
[6] Ajuncire è l’equivalente dello spagnolo alcanzar, più o meno, significa arrivare fino a…, riuscire ad arrivare a…; senonché nel parlato diventa, in questo caso ‘fin dove arrivano i tuoi occhi e i tuoi pensieri ci parliamo, e ne parliamo, della ‘junta d’amur’, spostando la ‘n’ di ajùnci, (arrivo io, arrivi tu), che diventa ajùncin ‘fin dove arrivano’.

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