altre parole
per dove partono i sogni
e vie, nella distanza
vorrebbe dire: inizia il flash, o ricordo, ancora
indeciso, poiché non ho un modo di scrivere, perlomeno nel senso che
nessuno mi ha mai insegnato come farlo, né -tantomeno- ci
riuscirebbe; è notte, tra sabato e domenica il lavoro non richiede
un impegno eccessivo, tra un treno e l'altro decido che posso darmi
appuntamento, ovvero tornare incontro alla parte di me che affiora da
questi flash, se vorranno accendersi...mi incammino, quindi, verso un
tempo che trattengo in parte e da parte, in qualche luogo della mia
geografia;
forse l'allodola
non spreca il volo
se rifugge i rami e azzurro
è perdersi
di maggio in maggio
come in un cielo saturo d'auguri
se vuoi scrivere, se una immagine, un frame
(figo!!!, un frame!!!), ti insegue, se vuoi dire qualcosa senza
intenderne apparentemente il motivo, prova a dirlo...se ne sei
capace, ci riesci, anche senza rendertene scientemente
conto...significa: da tempo mi ronza nella testa l'idea dell'allodola
che, scoperta casuale sul Devoto-Oli, non si posa mai sugli
alberi...vuole dirmi qualcosa? allora: allodola quanto basta, il
tutto condito con una particella di visione, oleografica, lo ammetto,
di rami, cieli, azzurri, e mese di maggio che non guasta mai (come il
cuore, le rose, l'amore, il dolore, l'anima...oh, l'anima, non me
parli: non guasta mai...il prezzemolo del poeta!)....mi sto buttando
troppo a terra? no, è pretattica...
partono i sogni in verticale
e a ritroso si perpetua dalle labbra
il mormorio del rapsodo sinuoso
ovviamente, solo in verticale possono partire,
questi sogni/ricordi (lagnanze?), come le allodole, e seguendo questo
volo a ritroso ricomincia il sussurro, il mormorio del rapsodo che
scivola nel corpo, nei pensieri, attraverso le labbra, di qua e di là
delle stesse; rapsodo, ma anche -o quindi- epigono...
mi ricordo
il carretto e il cantastorie
oh sì, accorremmo, ch'era ormai raro
alla nenia a quadri:
Orlando, Orlando!
vado allora a calarmi in questi sogni/ricordi,
con un inizio quasi infantile: mi ricordo; e in effetti sto
riivivendo -quante volte, poi- il realizzarsi della presenza di un
cantastorie siciliano, con tanto di teatrino ambulante e quadri di
cartone con le storie di Orlando e la Barunissa di Carini: dalle mie
parti, che io sappia, fu la sola volta che ciò avvenne...e questo mi
ricorda un po' l'arrivo degli zingari a Macondo, come direbbe mio
figlio quando mi dice, del mio paese: la immagino così, la Colombia,
e gli rispondo che non so se i colombiani gradirebbero (ma questo è
un discorso lunghissimo, al quale ho dedicato tanta parte delle mie
fantasticherie);
in fila indiana sfilacciavano
uno ad uno all'appello i volti
sparivano
e anche i corpi
riaffioravano 'nta Sbìzzira o 'nta Brianza
nelle camere tutto compreso
nei no grazie, nei fa niente, alla prossima, e salutami tutti
sicché: ho raggiunto il punto di parvenza dei
sogni, poveri, minimi, dacchè sembrava che tutto dovesse bastare,
essere meglio di quanto avessimo a disposizione: i volti, i corpi,
sono solo momentaneamente in quel luogo, meravigliati dal
cantastorie: in realtà già sanno del destino che li avrebbe portati
lontano, per farli riapparire in un qualsiasi luogo, casuale, della
non appartenza, o della diaspora: avevo scritto Wolfsburg, dove si
trova la Volkswagen, e Gallarate, poi ho cambiato con Busto
(Arsizio), infine c'ho sparato in dialetto 'Sbìzzira' e
'Brianza', le cui sonorità mi sembravano fredde al punto giusto,
eccedendo anche un tantino nel piagnisteo della vita dell'emigrato
isolato (le camere, i no, i fa niente, alla prossima, e salutami
tutti, anzi: fino a qualche tempo fa si sentivano frasi del tipo
salutami la Calabria, o la Sicilia, proprio come si fa anche coi
morti, quando -parlo di prefiche, soprattutto- si chiede al defunto
di salutare il parente o l'amico nell'aldilà...)...chusa parentesi!
i sogni erano il solo punto d'appoggio
leggere negli atrii solo le partenze
e mai un arrivo che valesse il viaggio
qui avviene uno stacco, non vorrei esagerare,
solo un altro colpetto, magari un po' polemico, anche se mi ci rivedo
in quella ricerca degli orari delle partenze, delle ripartenze,
cercando di eliminare questa specie di 'sosta' o permanenza che è,
invece, il dato costante dell'esistenza: della mia, purtroppo e
perlomeno;
un bottino di bugie lievi, di labbra
e occhi intravisti appena
di sussurri irripetibili e sorrisi affetti dalla pena
questa parte mi riporta a quelle piccole bugie di
sognate conquiste che non mi hanno mai visto protagonista, ma
insomma, tornando dai rispettivi luoghi della diaspora potevamo
raccontarci qualsiasi sogno, ben consapevoli che di questo si
trattava, ovvero di fole che aiutavano a vivere...
per dove partivano i sogni
a schiantarsi nei dinieghi
a sciogliersi nei retrobottega
dove anche i sogni contrattano
e le mani dell'uomo scadono a patti,
i seni cercano
caldi come un pasto
o assoluti,
come una condanna
qui riprende il refrain, scado volutamente, ma
insomma, se sapessi come si fa a dirlo, parlerei di immedesimazione,
di metalinguaggio o metapoesia, ma non è il caso, dal momento che
non c'entra nulla ma mi piaceva dirlo...poi magari scopro perchè; va
bene, dài, anche la poe...ops! la scrittura si avvale di 'spazi
connettivi'...
i rami attendono e fischia
qualcosa che sa di vento
ma è solo il tempo dalle imposte
gli occhi del rapsodo che untuoso risospinge
in gola doppiando i groppi
i mormorii, i sussurri
e
ma più lontane, lontanissime
qualche parola d'amore
forse è arrivato il momento del confronto;
certo, confrontarsi con un allodola non è così agevole o
quotidiano...allora abbandoniamo la contrapposizione(ma che è? parlo
col plurale majestatis?!)...volevo dire che qui si giustappongono
l'allodola nella sua semplicità senza deroghe: la caratterizzano il
volo verticale e il non posarsi sugli alberi (anche la zampa, in
effetti, è particolare), intanto che i rami attendono l'avvenimento
che non si realizzerà, e il vento offre il suo fischio, quasi a
marcare l'indifferenza dell'una-l'allodola- e degli altri- i
rami degli alberi, le sedi rifiutate-. A questo punto il
disvelamento: dietro a tutta questa visione insiste la presenza del
rapsodo che da sinuoso si è fatto untuoso, ancorché sofferente nel
mandar giù, a forza, i mormorii, i sussurri, concedendo o barattando
parole d'amore...
o mare
o seni
o non andar via
dalle labbra dove penzola
indolente un sogno
Ripete:
Thou Art So Truth
Thou Art So Truth...
...parole che sono non tanto le solite o quelle consigliate, ma le prime che vengono in mente, quelle che fanno al caso: il rapsodo si rivede e ripensa, gli torna in mente qualcosa, di sole parole, che è superiore a tanta visione del giorno, e che va oltre le comuni possibilità: il sogno si fa raro, e sforzandosi prova a inanellare quelle parole che lo descrivono, 'Il sogno', 'The dream', perché in fondo, sente che tutti i ricordi, senza attrito, si sono amalgamati in quel sogno che poteva essere la vita...che a volte ha rappresenato la vita...ehm...
saluti,
Cataldo.
La lascio così, errori compresi.
Ah, il titolo...mi ronzava nella testa 'Le piace Bramhs'...col dovuto rispetto, ovvio.
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