domenica 17 giugno 2012

altre parole (mi spiego, forse.)


altre parole
per dove partono i sogni
e vie, nella distanza


vorrebbe dire: inizia il flash, o ricordo, ancora indeciso, poiché non ho un modo di scrivere, perlomeno nel senso che nessuno mi ha mai insegnato come farlo, né -tantomeno- ci riuscirebbe; è notte, tra sabato e domenica il lavoro non richiede un impegno eccessivo, tra un treno e l'altro decido che posso darmi appuntamento, ovvero tornare incontro alla parte di me che affiora da questi flash, se vorranno accendersi...mi incammino, quindi, verso un tempo che trattengo in parte e da parte, in qualche luogo della mia geografia;



forse l'allodola
non spreca il volo
se rifugge i rami e azzurro
è perdersi
di maggio in maggio
come in un cielo saturo d'auguri


se vuoi scrivere, se una immagine, un frame (figo!!!, un frame!!!), ti insegue, se vuoi dire qualcosa senza intenderne apparentemente il motivo, prova a dirlo...se ne sei capace, ci riesci, anche senza rendertene scientemente conto...significa: da tempo mi ronza nella testa l'idea dell'allodola che, scoperta casuale sul Devoto-Oli, non si posa mai sugli alberi...vuole dirmi qualcosa? allora: allodola quanto basta, il tutto condito con una particella di visione, oleografica, lo ammetto, di rami, cieli, azzurri, e mese di maggio che non guasta mai (come il cuore, le rose, l'amore, il dolore, l'anima...oh, l'anima, non me parli: non guasta mai...il prezzemolo del poeta!)....mi sto buttando troppo a terra? no, è pretattica...
 
partono i sogni in verticale
e a ritroso si perpetua dalle labbra
il mormorio del rapsodo sinuoso



ovviamente, solo in verticale possono partire, questi sogni/ricordi (lagnanze?), come le allodole, e seguendo questo volo a ritroso ricomincia il sussurro, il mormorio del rapsodo che scivola nel corpo, nei pensieri, attraverso le labbra, di qua e di là delle stesse; rapsodo, ma anche -o quindi- epigono...



mi ricordo
il carretto e il cantastorie
oh sì, accorremmo, ch'era ormai raro
alla nenia a quadri:
Orlando, Orlando!



vado allora a calarmi in questi sogni/ricordi, con un inizio quasi infantile: mi ricordo; e in effetti sto riivivendo -quante volte, poi- il realizzarsi della presenza di un cantastorie siciliano, con tanto di teatrino ambulante e quadri di cartone con le storie di Orlando e la Barunissa di Carini: dalle mie parti, che io sappia, fu la sola volta che ciò avvenne...e questo mi ricorda un po' l'arrivo degli zingari a Macondo, come direbbe mio figlio quando mi dice, del mio paese: la immagino così, la Colombia, e gli rispondo che non so se i colombiani gradirebbero (ma questo è un discorso lunghissimo, al quale ho dedicato tanta parte delle mie fantasticherie); 


forse era il punto di parvenza dei sogni
in fila indiana sfilacciavano
uno ad uno all'appello i volti
sparivano
e anche i corpi
riaffioravano 'nta Sbìzzira o 'nta Brianza
nelle camere tutto compreso
nei no grazie, nei fa niente, alla prossima, e salutami tutti



sicché: ho raggiunto il punto di parvenza dei sogni, poveri, minimi, dacchè sembrava che tutto dovesse bastare, essere meglio di quanto avessimo a disposizione: i volti, i corpi, sono solo momentaneamente in quel luogo, meravigliati dal cantastorie: in realtà già sanno del destino che li avrebbe portati lontano, per farli riapparire in un qualsiasi luogo, casuale, della non appartenza, o della diaspora: avevo scritto Wolfsburg, dove si trova la Volkswagen, e Gallarate, poi ho cambiato con Busto (Arsizio), infine c'ho sparato in dialetto 'Sbìzzira' e  'Brianza', le cui sonorità mi sembravano fredde al punto giusto, eccedendo anche un tantino nel piagnisteo della vita dell'emigrato isolato (le camere, i no, i fa niente, alla prossima, e salutami tutti, anzi: fino a qualche tempo fa si sentivano frasi del tipo salutami la Calabria, o la Sicilia, proprio come si fa anche coi morti, quando -parlo di prefiche, soprattutto- si chiede al defunto di salutare il parente o l'amico nell'aldilà...)...chusa parentesi!


per ora, per allora
i sogni erano il solo punto d'appoggio
leggere negli atrii solo le partenze
e mai un arrivo che valesse il viaggio



qui avviene uno stacco, non vorrei esagerare, solo un altro colpetto, magari un po' polemico, anche se mi ci rivedo in quella ricerca degli orari delle partenze, delle ripartenze, cercando di eliminare questa specie di 'sosta' o permanenza che è, invece, il dato costante dell'esistenza: della mia, purtroppo e perlomeno;


ma intanto partire, compartire
un bottino di bugie lievi, di labbra
e occhi intravisti appena
di sussurri irripetibili e sorrisi affetti dalla pena



questa parte mi riporta a quelle piccole bugie di sognate conquiste che non mi hanno mai visto protagonista, ma insomma, tornando dai rispettivi luoghi della diaspora potevamo raccontarci qualsiasi sogno, ben consapevoli che di questo si trattava, ovvero di fole che aiutavano a vivere...


altre parole,
per dove partivano i sogni
a schiantarsi nei dinieghi
a sciogliersi nei retrobottega
dove anche i sogni contrattano
e le mani dell'uomo scadono a patti,
i seni cercano
caldi come un pasto
o assoluti,
come una condanna



qui riprende il refrain, scado volutamente, ma insomma, se sapessi come si fa a dirlo, parlerei di immedesimazione, di metalinguaggio o metapoesia, ma non è il caso, dal momento che non c'entra nulla ma mi piaceva dirlo...poi magari scopro perchè; va bene, dài, anche la poe...ops! la scrittura si avvale di 'spazi connettivi'...


l'allodola no, lei non posa
i rami attendono e fischia
qualcosa che sa di vento
ma è solo il tempo dalle imposte
gli occhi del rapsodo che untuoso risospinge
in gola doppiando i groppi
i mormorii, i sussurri
e
ma più lontane, lontanissime
qualche parola d'amore



forse è arrivato il momento del confronto; certo, confrontarsi con un allodola non è così agevole o quotidiano...allora abbandoniamo la contrapposizione(ma che è? parlo col plurale majestatis?!)...volevo dire che qui si giustappongono l'allodola nella sua semplicità senza deroghe: la caratterizzano il volo verticale e il non posarsi sugli alberi (anche la zampa, in effetti, è particolare), intanto che i rami attendono l'avvenimento che non si realizzerà, e il vento offre il suo fischio, quasi a marcare l'indifferenza dell'una-l'allodola- e degli  altri- i rami degli alberi, le sedi rifiutate-. A questo punto il disvelamento: dietro a tutta questa visione insiste la presenza del rapsodo che da sinuoso si è fatto untuoso, ancorché sofferente nel mandar giù, a forza, i mormorii, i sussurri, concedendo o barattando parole d'amore...


soprattutto rugiada
o mare
o seni
o non andar via
dalle labbra dove penzola
indolente un sogno
Ripete:
Thou Art So Truth
Thou Art So Truth...



...parole che sono non tanto le solite o quelle consigliate, ma le prime che vengono in mente, quelle che fanno al caso: il rapsodo si rivede e ripensa, gli torna in mente qualcosa, di sole parole, che è superiore a tanta visione del giorno, e che va oltre le comuni possibilità: il sogno si fa raro, e sforzandosi prova a inanellare quelle parole che lo descrivono, 'Il sogno', 'The dream', perché in fondo, sente che tutti i ricordi, senza attrito, si sono amalgamati in quel sogno che poteva essere la vita...che a volte ha rappresenato la vita...ehm...
saluti,
Cataldo.
La lascio così, errori compresi.
Ah, il titolo...mi ronzava nella testa 'Le piace Bramhs'...col dovuto rispetto, ovvio.

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