conoscere per mano
la cavità e gli alveoli
il dolore recondito e la persistenza
del fiore, la polvere
profonda e secca alla vista
asciutta,
come una ridondanza
doppia l'attrito insapore di granuli
la gola: s'apre e ingerisce
speranze che azzurra dentro,
ché taciuta è la voglia della ripartenza
solo un filo si è piegato
di voce
da non dare a vedere
da non spartire né udire
un filo di voce che rientra
come una lama di luce
nel suo luogo inconcluso
tra la soglia e i battenti
ma ora
ma ora le dita
sapienti giocano
che da tempo attendevano
il tempo e il luogo
di una ricomposizione
da sé riprende l'ordito
e il ragno si spaèsa
o quasi indifferente
figlio del tempo e d' angoli
in alto si rialloca
ogni via ho trascorso
nelle due dita che rassettano
silenziose sogni nel nero dei cassetti
provo a spiegarla
una gioia ineffabile
a fiori
come uno scialle o una tovaglia
carica di promesse
ai margini dei rovi
un gioco di ragazzi
ne rimangono risa
e graffi da dimenticare
minimi depositi, infinitesimali
già esigono a qualifica di essere ricordi
ma allora
ma allora conoscere per mano
e a ritroso percorrere
lo svanire delle attese
sapere che non serve
a dare corpo all'ombra
nascondere il sapore d'oggi
nella nostalgia di un altro tempo
...
il ragno in alto scuote la tela
è una lenzuolata fredda
concentrica
un po' ipnotica
o sono solo gli occhi
a divagare in una danza
immobili.
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