i silenzi si volgono, informi e pure,
umani
essi sono, già percorsi
nelle vene
sono nelle braccia
tese, abbandonate, levate
nelle vie oscure di guaine, e fibre
forti
ché le mani, da sole
si sarebbero arrese
nelle nocche ormai, inoperose
segnate dal tempo, pendule
sono i rami abrasi di nostalgie
le chiome d'ombre, stormenti di sussurri,
approdi a rondini e tronchi addossati ai muri
linee di paesaggi
muti sguardi
solide radici
un tempo pagano, incantatore
d'avvolte lire
eppure splendide
risuona...
PS: peggio che andar di notte!
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