Il
poeta vero dice quello che gli passa per la testa, e non sbaglia, al
massimo deborda leggermente; anche quando si trova per qualsiasi
motivo sprovvisto dei ferri del mestiere, egli è artefice, hacedor,
risolve con parole, visioni, illuminazioni... Chi poeta vorrebbe
esserlo si arrabatta, si arrampica, sfiora la poesia, lascia qualche
graffio in superficie, non oltre, se non per caso o accidente o buona
sorte; il poeta dice e non ha bisogno di spiegare, il dilettante
vorrebbe spiegare e non dice, solo a volte si avvicina alla meta;
fortunatamente non mi tocca nessuna delle due condizioni... se fossi
stato un poeta e mi avessero chiesto di spiegare? Non avrei saputo
farlo, ne sono convinto, non sarebbe stato facile governare ''il
mezzo'', da dilettante invece posso muovermi, essere ''compatito'' e
libero di non spiegare, poi che va da sé che si fa quel che si
può... ma allora ci faccio o ci sono? La domanda è talmente sciocca
che non ho avuto neanche il tempo di cercarla, si è presentata da
sè... sottolineo che parlo di me e che chiunque può partecipare a
quanto dico, purchè non si senta additato od offeso...
allora scrivo qualche parola per liberare ciò che ho dentro, ammesso che ciò che ho dentro sia ancora disponibile, se quel quid interiore non ha trovato altre bocche per esprimersi, o palati più consapevoli e fini... chissà!
Ho presente Cyrano, figura che amo, al di là degli eccessi e degli scatti d'ira, Cyrano mi ispira, sì, in questa cosetta effimera che è questo blog avevo aggiunto due parole che ho infine rimosso trovandole patetiche, in uno di quei giorni in cui vorrei cancellare tutto o tanto, e non parlo solo di parole... le due parole erano ''mon panache'', in italiano ''il mio pennacchio'', sono le ultime parole che Cyrano, il signore di Bergerac, forse dice all'amata che infine lo ha riconosciuto, nel momento in cui egli muore in un'aura di ricomposizione, quando lei finalmente ha capito... ma è tardi, Cyrano non può che morire, sparire, assentarsi, Cyrano è assenza, al massimo compresenza, deuteragonista;
dimenticavo che in effetti Cyrano non pronuncia quelle due parole, sono solo intuite in una traduzione italiana che è poi quella che possiedo e che nel complesso ho dimenticato; è Rossana che chiede, solo lei che chiede, e la risposta non arriva, è forse contenuta in un gesto, in una mano che vorrebbe ricevere il pennacchio... Cyrano, ferito, deve essere impresentabile, quel ''cappello'' serve a ricomporlo, è rotto in quella sua testa, colpito da una trave, a tradimento, proprio in quella testa che ha sognato l'amore e la luna; già, perchè del vero Cyrano, Savinien eccetera di Bergerac, ci rimane una piccola opera che parla degli stati della luna... e chi altri poteva cingersi di ampolle piene di rugiada per sollevarsi dalla terra fino alla luna, per cercare i dirimpettai dei terrestri impegnati a farsi beffe degli abitanti di questa piccola parte della galassia?
giudiziosamente, ho cancellato, ma non dimenticato, quelle due parole: ''mon panache'', ed ora vado a stendermi qui fuori, a guardare il cielo, senza sapere... per la prima volta ho individuato qualcosa che dovrebbe ricordarmi un grande carro, ma siccome non sono un poeta... ecco, direi che quel carro mi sembra più una grossa carriola, con due belle erre, e spero che fino al mattino si riempia di rugiada; qualche ampolla la trovo, è appena mezzanotte...
allora scrivo qualche parola per liberare ciò che ho dentro, ammesso che ciò che ho dentro sia ancora disponibile, se quel quid interiore non ha trovato altre bocche per esprimersi, o palati più consapevoli e fini... chissà!
Ho presente Cyrano, figura che amo, al di là degli eccessi e degli scatti d'ira, Cyrano mi ispira, sì, in questa cosetta effimera che è questo blog avevo aggiunto due parole che ho infine rimosso trovandole patetiche, in uno di quei giorni in cui vorrei cancellare tutto o tanto, e non parlo solo di parole... le due parole erano ''mon panache'', in italiano ''il mio pennacchio'', sono le ultime parole che Cyrano, il signore di Bergerac, forse dice all'amata che infine lo ha riconosciuto, nel momento in cui egli muore in un'aura di ricomposizione, quando lei finalmente ha capito... ma è tardi, Cyrano non può che morire, sparire, assentarsi, Cyrano è assenza, al massimo compresenza, deuteragonista;
dimenticavo che in effetti Cyrano non pronuncia quelle due parole, sono solo intuite in una traduzione italiana che è poi quella che possiedo e che nel complesso ho dimenticato; è Rossana che chiede, solo lei che chiede, e la risposta non arriva, è forse contenuta in un gesto, in una mano che vorrebbe ricevere il pennacchio... Cyrano, ferito, deve essere impresentabile, quel ''cappello'' serve a ricomporlo, è rotto in quella sua testa, colpito da una trave, a tradimento, proprio in quella testa che ha sognato l'amore e la luna; già, perchè del vero Cyrano, Savinien eccetera di Bergerac, ci rimane una piccola opera che parla degli stati della luna... e chi altri poteva cingersi di ampolle piene di rugiada per sollevarsi dalla terra fino alla luna, per cercare i dirimpettai dei terrestri impegnati a farsi beffe degli abitanti di questa piccola parte della galassia?
giudiziosamente, ho cancellato, ma non dimenticato, quelle due parole: ''mon panache'', ed ora vado a stendermi qui fuori, a guardare il cielo, senza sapere... per la prima volta ho individuato qualcosa che dovrebbe ricordarmi un grande carro, ma siccome non sono un poeta... ecco, direi che quel carro mi sembra più una grossa carriola, con due belle erre, e spero che fino al mattino si riempia di rugiada; qualche ampolla la trovo, è appena mezzanotte...
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