domenica 23 dicembre 2012

Casa sparsa.


Le parole fanno parte di "casa sparsa", ne ho tolte due o tre, oltre a quasi tutte le virgole.



Ma ora sei qui, e non mi importa

vorrei solo staccarmi di dosso

qualche ragnatela più perniciosa

come le madri che si asciugano le mani col grembiule

prima di gettarle al collo del figlio che torna

questo a noi case non è dato

noi per queste cose dobbiamo aspettare il vento:

ti parlerà, per me

come un silenzio grande

di voci spente

di suoni riposti e imposte preda della tormenta

di versi paurosi d'animali

di racconti incredibili e morti spaventose

di catene agitate nella notte

di bocche nere

e braccia levate dal sottosuolo...

credevi a tutto, piccola volpe paurosa

piccolo chisciotte senza sosta

credevi agli amori

e forse questo ti ha perso

chissà cosa immaginavi...

proprio qui nel mio grembo

dove ti ho sentito crescere

diventare un giovane uomo

sempre più serio

più cupo

hai preso a tacere

e mi mancavano i tuoi gomiti sul davanzale

la corsa

quando sentivi un treno arrivare

per salutare viaggiatori senza un sorriso

solo una mano s'alzava al finestrino

ogni tanto, di rimando, per educazione.

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