Le parole fanno parte di "casa sparsa", ne ho tolte due o tre, oltre a quasi tutte le virgole.
Ma ora sei
qui, e non mi importa
vorrei solo
staccarmi di dosso
qualche
ragnatela più perniciosa
come le
madri che si asciugano le mani col grembiule
prima di
gettarle al collo del figlio che torna
questo a noi
case non è dato
noi per
queste cose dobbiamo aspettare il vento:
ti parlerà,
per me
come un
silenzio grande
di voci
spente
di suoni
riposti e imposte preda della tormenta
di versi
paurosi d'animali
di racconti
incredibili e morti spaventose
di catene
agitate nella notte
di bocche
nere
e braccia
levate dal sottosuolo...
credevi a
tutto, piccola volpe paurosa
piccolo
chisciotte senza sosta
credevi agli
amori
e forse
questo ti ha perso
chissà cosa
immaginavi...
proprio qui
nel mio grembo
dove ti ho
sentito crescere
diventare un
giovane uomo
sempre più
serio
più cupo
hai preso a
tacere
e mi
mancavano i tuoi gomiti sul davanzale
la corsa
quando
sentivi un treno arrivare
per salutare
viaggiatori senza un sorriso
solo una
mano s'alzava al finestrino
ogni tanto,
di rimando, per educazione.
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