ti leggo nel sonno
d'un treno smorto d'aprile
nello stridio moderno dei freni
nelle discese silenziose
degli sguardi cuciti ti leggo
nelle borse sottobraccio serrate a fiori
ti leggo e non oso
altre sortite
il conto è esatto
e non rimane altro resto
qualcosa d'amaro che trascende
pensare ai tuoi versi
dopo un secolo, se anche fosse,
e la somma è la stessa,
una mano
una mano stanca che pencola dai pensieri.
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