venerdì 10 ottobre 2014

ti vengo a trovare

ti vengo a trovare
nelle stanze dove tanto c'è ancora
che quasi si muove
di certo, il vocio sommesso
d'abiti impauriti nel vuoto degli armadi
e l'aria nera che li ingabbia tra le ante
ormai instabili e la parete
di fondo ci saranno i tuoi passi
senz'altro e un moto quasi impalpabile
d'aria che il vento traveste
a rinvenire sconnessure mai rimosse
di mattonelle vogliose di distacco
e le piccole cose
perse sui muri
le immagini oblunghe di santuari
dietro la biscottiera troppo grande
per non farne un ricettacolo di rosari e novene
sei ancora così, come ti vedo
come non sei mai stata
ché una madre non passa, mai
e non dirmi che eri vecchia
che poteva bastare:
eri sempre tu
più e meglio delle cose che non sanno ricordarti
perché poco valevano
e non altro importava
a volte
che quel lieve sfiorarsi di voce in lontananza
sempre accorta
compagna di ogni disperanza

io non so dove ora sia la tua morte
ma conosco ogni tua carezza
silenziosa
e mi mancano gli occhi
sempre pronti a perdonare
e la guancia stanca che a fatica immagino
sotto quel marmo
nel tuo trigesimo pronto
da accarezzare
con le mani che quasi mi mancano.



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